Violenza sulle donne: ora basta

Il 25 novembre è la giornata dedicata alla lotta contro la violenza. Oltre cento donne uccise in Italia per mano di uomini "amici". Si studia una legge ad hoc.

1522, il numero salvadonne

25/11/2012
Donne in corteo (Ansa).
Donne in corteo (Ansa).

Paralizzate dal dubbio, dalla paura, semplicemente dal non sapere che fare, dove andare. Spesso le donne in difficoltà non reagiscono. «C’è di più», spiega l’avvocato Geraldine Pagano, «il più delle volte ci mettono molto tempo a capire lo stato di difficoltà in cui si trovano, perché sottovalutano i campanelli d’allarme che precedono le situazioni a rischio».

Segnali talora percepiti come banali, come una gelosia esasperata o un atteggiamento possessivo, possono sconfinare in eccessi da non sottovalutare: «Siamo oltre la normalità quando un marito ti chiede cento volte al giorno dove vai e con chi, quando ti controlla continuamente il cellulare, per vedere i messaggi. Così come sono a rischio gli uomini che isolano le loro donne, impedendo loro di avere relazioni con la famiglia d’origine o allontanandole dalle amicizie. Non è neppure giusto che una donna accetti come normali le pressioni di un partner che le impediscono di avere un lavoro fuori casa o comunque la convince a rinunciare “per amore” ad avere proprie aspirazioni professionali. In casi come questi è opportuno restare vigili perché la situazione può degenerare».

Non sempre però le donne che pure si accorgono delle criticità sanno liberarsene. Spesso si bloccano perché non sanno a chi chiedere aiuto: «Il mio consiglio è di rivolgersi in caso di emergenza alle forze dell’ordine e, comunque, ai centri antiviolenza». Sono un servizio pubblico, che risponde 24 ore su 24 al numero di telefono di pubblica utilità 1522, accessibile gratuitamente su tutto il territorio nazionale da telefoni fissi e cellulari. A volte a paralizzarle è la paura: «Temono di non poter pagare l’avvocato, di perdere i figli, di non avere un posto dove andare, senza sapere che spesso le associazioni e i centri antiviolenza mettono a disposizione strutture che possono accogliere le madri maltrattate con i loro figli e hanno un avvocato che, di solito, lavora con il gratuito patrocinio, come previsto dalla legge, per tutelare chi non ha reddito. Anche il timore di non poter più mantenere sé stesse e i figli è infondato: un marito violento è tenuto come tutti gli altri, per legge, a farsi carico della moglie e dei figli in caso di separazione».

E quasi sempre un marito violento rimane tale anche quando si scusa
: «Capita spesso che all’esplosione di violenza seguano periodi di apparente amore ideale, ma è solo una trappola psicologica, che tiene le donne legate. Difficilmente la violenza è un episodio isolato: torna, si ripete».

Elisa Chiari

a cura di Elisa Chiari
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