Violenza sulle donne: ora basta

Il 25 novembre è la giornata dedicata alla lotta contro la violenza. Oltre cento donne uccise in Italia per mano di uomini "amici". Si studia una legge ad hoc.

Cannavicci: "Fenomeno trasversale"

25/11/2012
Manifesto antiviolenza (ansa).
Manifesto antiviolenza (ansa).

Secondo dati della Polizia di Stato, tra il 2006 e il 2010 in Italia sono state uccise 807 donne. Gli omicidi volontari sono passati da 84 nel 2005, a 180 nel 2006, a 157 nel 2010. Di fronte a episodi spietati come quello di Palermo, gli stessi uomini si chiedono cosa succeda agli uomini. Giriamo la domanda allo psichiatra e criminologo Marco Cannavicci, esperto in medicina legale e psicologia forense. «Intanto notiamo che è un fenomeno trasversale», risponde.

«Riguarda sia chi ha bassa cultura e chi alta, chi sta al Nord e al Sud, giovani e meno giovani, uomini di classi sociali molto differenti. Il problema affonda nella personalità del soggetto. Oggi persone di questo tipo hanno scarso controllo degli impulsi e dell’emotività. Tendono a sentirsi dominanti, padroni rispetto alla donna. Esiste ancora una considerazione della donna come sottomessa all’uomo, e questo crea grossi conflitti, perché invece la donna negli ultimi decenni ha avuto una crescita nel ruolo sociale tale per cui non accetta più una simile subordinazione. Crescendo, si trova a interagire con figure maschili con le quali vuole parità, e ciò non è accettato da questi uomini che sfociano nella violenza. Non vogliono perdere il privilegio antropologico maschile che la società italiana conferiva loro nei decenni precedenti».

La legge sullo stalking, di fatto, non ha ridotto in modo incisivo le violenze...
«Le persone non modificano i comportamenti solamente perché una legge proibisce alcune cose. Per molti molestatori non funziona da deterrente la minaccia rappresentata dall’arresto, dalla detenzione. Sonoindifferenti al fatto che esista una legge, e spesso lo sono perché viene applicata in modo blando, o solo per casi estremi. Magari le forze di polizia pensano di modificarne i comportamenti con una semplice diffida. In realtà non è così».

Cos’altro potrebbe servire?

«Già nella scuola dell’obbligo, accanto a tutti gli altri fattori che riguardano la vita sociale, si dovrebbe inserire il discorso del rispetto nei comportamenti tra uomini e donne, della parità tra maschile e femminile. Ma la cosa più importante è insegnare al giovane come controllare le emozioni. Anche molti adulti, quando si trovano in conflitto con una persona, non sanno né mediare né negoziare né raggiungere compromessi».

Rosanna Biffi

a cura di Elisa Chiari
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