21/04/2010
Membri di un'associazione di vittime di preti pedofili.
La morale cristiana considera un peccato grave
la pedofilia, ma come difendersi dai pedofili
che hanno deturpato il volto della Chiesa?
Giovanni S. - Milano
La Chiesa non dimentica le
parole di Gesù: «Chiunque scandalizza
uno di questi piccoli, è
meglio che gli venga appesa al
collo una macina da mulino e
sia gettato nel mare» (Mt 18,6).
È un crimine portato su una
creatura che non sa difendersi,
che segna in modo negativo la sua vita. Ma
non dimentica neppure le parole di speranza:
«Non sono venuto per condannare, ma per salvare
» (Gv 12,47). Con il suo sangue ha lavato anche
questo peccato scellerato e lo perdona, ma
a una condizione: «Va’ e non peccare più». Nel
caso del pedofilo l’invito deve essere inteso nel
senso di riparare al male fatto, compresa una
pena adeguata; e nel senso che il pedofilo va
messo in condizione di non ripetere il peccato.
Non basta un generico “buon proposito di non
peccare più”, ci vuole un’adeguata terapia che
lo metta in condizione di non nuocere più e di
controllare questo suo istinto perverso.
Giordano Muraro
Dossier a cura di Pino Pignatta