21/04/2010
Waltraud Klasnic, ex governatrice, nominata dalla Chiesa cattolica austriaca "rappresentante indipendente delle vittime", indaga sui casi di abusi sessuali commessi da esponenti del clero.
Lo “scandalo” mediatico scatenato
sui “preti pedofili” in
due continenti, Europa e
America, sta rivelando un fenomeno
di malafede difficilmente
immaginabile per qualsiasi altro
caso di comportamenti immorali
e illegali. È ora di reagire sul piano
della realtà e dire le cose come
stanno davvero.
Non c’è alcun dubbio che la pedofilia
è per la Chiesa cattolica
“vergogna e disonore”, come ha
scritto Benedetto XVI nella Lettera
ai cattolici irlandesi, in cui parla
di “crimini abnormi” e di colpo
inferto alla Chiesa «a un punto tale
cui non erano giunti neppure
secoli di persecuzione». Lo stesso
Pontefice aveva già drammaticamente
lamentato «quanta sporcizia
c’è nella Chiesa», quando era
ancora prefetto della Congregazione
per la dottrina della fede, e
lo aveva fatto con cognizione di
causa, visto che tante cose, in
quella veste, già le conosceva.
In queste settimane sono intervenuti
personaggi di diversa levatura
e responsabilità a dare alla
realtà un’immagine più precisa
di quanto emerge da giornali e televisioni,
spesso su fatti avvenuti
decenni or sono e chiusi magari
con assoluzioni.
Joaquin Navarro-Valls, già direttore
della Sala stampa vaticana,
ha fatto rilevare su La Repubblica
che secondo «le statistiche
più accreditate» hanno subìto
abusi sessuali una ragazza su tre
e un ragazzo su cinque, nella stragrande
maggioranza dei casi a
opera di parenti stretti. La percentuale
di coloro che in un campione
rappresentativo della popolazione
americana «hanno molestato
sessualmente i bambini si
muove dall’1 al 5 per cento».
Uno dei più importanti studiosi
internazionali di sociologia
applicata alle religioni, Massimo
Introvigne, cita il collega Philip
Jenkins e altri, i quali hanno dimostrato
che tra i pastori protestanti
la percentuale di condannati per
abusi sui minori è doppia di quella
tra i sacerdoti cattolici (che negli
ultimi 50 anni sono stati un
centinaio negli Stati Uniti e altrettanti
nel resto del mondo: anche
se fossero soltanto due sarebbero
già comunque due di troppo…)
ed è addirittura dieci volte più alta
fra i professori di ginnastica e
gli allenatori di squadre sportive
giovanili.
Quali siano le cause della diffusione
del fenomeno è un altro tema
in discussione. Papa Benedetto
XVI nella Lettera citata parla
della “rapida” scristianizzazione
sociale, «che spesso ha colpito
con effetti avversi la tradizionale
adesione del popolo all’insegnamento
e ai valori cattolici», e ha
accompagnato «la tendenza, anche
da parte di sacerdoti e religiosi,
ad adottare modi di pensiero
e di giudizio delle realtà secolari
senza sufficiente riferimento
al Vangelo».
Intellettuali come Alan Gilbert,
Callum Brown e Hugh
McLeod, ricordati sempre da Introvigne,
affermano che c’entrano,
da cinquant’anni a questa
parte, il boom economico, il consumismo,
il femminismo e le presunte
libertà individuali sulla vita
dalla nascita alla morte, il relativismo
filosofico ed etico (il connubio
fra psicanalisi e marxismo,
le “nuove teologie”…): secondo il
Papa, un’autentica rivoluzione,
nonmeno importante della Riforma
protestante e della Rivoluzione
francese.
Ma, per concludere con Navarro-
Valls, quale Stato si è mai
preoccupato seriamente dell’abuso
sessuale dei minori come fenomeno
sociale di estrema importanza?
Quale altra confessione religiosa
si è mossa, come sta facendo
la Chiesa di Benedetto XVI,
per scovare, denunciare e assumere
pubblicamente il problema,
portandolo alla luce e perseguendolo
esplicitamente?
Beppe Del Colle
Dossier a cura di Pino Pignatta