20/03/2011
Un caccia francese nella base di Saint-Dizier.
E’ la Francia a guidare l’azione militare contro Gheddafi. Il primo Paese a essere entrato in azione e lo ha fatto con venti esemplari del suo cacciabombardiere più moderno e temibile: il Dassault Rafale (Raffica). Bireattore delta-canard da Mach 2 (due volte la velocità del suono), appartiene all’ultima generazione dei velivoli da combattimento e può essere paragonato come prestazioni all’Eurofighter Typhoon, costruito e adottato da Italia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Accanto al Rafale, l’arsenale di Sarkozy vanta un altro cacciabombardiere Dassault, il Mirage 2000: velivolo della generazione precedente, ma ancora attuale e comparabile all’F16 americano o al Mig 29 russo. E poi gli aerei radar Awacs e le cisterne volanti KC135.
Un Tornado britannico
La Gran Bretagna, che sta seguendo la Francia, può mettere in
campo il nuovissimo Typhoon - probabilmente il miglior caccia
occidentale dopo l’americano F22 - e il Tornado, velivolo da attacco che
ha avuto un ruolo importante vent’anni fa nella prima guerra del Golfo.
Nel ruolo di radar volanti può schierare i Nimrod, velivoli ormai
storici (sono derivati dai Comet degli anni ’50), ma con equipaggiamenti
avionici moderni.
Un cacciabombardiere F-16
Danimarca e Norvegia hanno messo a disposizione alcuni F16, i
cacciabombardieri più diffusi nel mondo occidentale: magnifici nel
combattimento manovrato, hanno anche eccellenti capacità nell’attacco di
obiettivi terrestri.
Gli F16, nella versione da difesa aerea Adv, sono anche schierati
dall’Italia insieme con i più moderni Typhoon. Nel ruolo d’attacco, se
fosse necessario, il nostro Paese potrebbe far intervenire i Tornado.
La Libia attaccata anche con i missili dalle navi della Marina degli degli Stati Uniti.
Possente la forza a disposizione degli Stati Uniti. A missili
Cruise lanciati secondo le ultime notizie di agenzia dalle navi della
marina si possono aggiungere i cacciabombardieri imbarcati F/A18 e
quelli dell’Air Force: F15, F16, aerei da appoggio tattico A10. Per non
menzionare i bombardieri strategici B52, ormai ultracinquantenni, ma
sempre temibili, e gli “invisibili” B2.
Fumo provocato dal jet libico abbattuto il 19 marzo a Bengasi, in un fermo immagine tratto dalla Tv Al Arabiya.
Infine, le forze aeree libiche. Che contano almeno 150 velivoli
fra Mirage F1, Mig 23, Mig 21 e Sukoi 22: cacciabombardieri ormai
anzianotti e, soprattutto, decimati da una manutenzione approssimativa.
Terribilmente efficaci contro i “ribelli”, ma senza chance contro i
caccia della coalizione internazionale. Non a caso, appena pochi mesi fa
il colonnello Gheddafi cercava di acquistare velivoli moderni.
Possibilmente dell’ultima generazione, come il Typhoon. E qualcuno
sembrava interessato a venderglieli. Poi le cose sono andate in un altro
modo. Su questo ci sarebbe da riflettere.
Giancarlo Riolfo
A cura di Pino Pignatta