Libia, l'oro nero di Gheddafi nasconde l'oro blu

20/03/2011

Gli italiani, durante l'occupazione coloniale, cercavano l'acqua disperatamente per irrigare i vasti territori aridi tra la costa e il deserto vero e proprio. Qualche anno più tardi si scoprì che la vera ricchezza della Libia era il petrolio. Ma l'oro nero nascondeva l'oro blu. Durante le trivellazioni dei primi anni '50, dai pozzi fuoriusciva copiosa acqua di ottima qualità. Sembrava però una scoperta che portava solo qualche complicazione e nessun vantaggio nel cuore del deserto di sabbia, lontano centinaia di chilometri dai principali centri abitati. Solo qualche anno dopo, l'idea di sfruttare gli acquiferi del Sahara è stata presa in seria considerazione.

Così è stato avviato il più grande progetto per il trasporto díacqua mai intrapreso dall'umanità, un fiume sotterraneo artificiale, il Man Made River, in grado di spostare più di cinque milioni di metri al giorno attraverso il deserto verso le regioni costiere aumentando le zone coltivabili. Il costo totale dellíenorme progetto è stimato in oltre 25 miliardi di dollari. Tubi di cemento di quattro metri di diametro interrati lungo 4.000 chilometri trasportano acqua fossile imprigionata nelle rocce da migliaia di anni, forse più di 30.000 anni, secondo gli esperti, da quando il Sahara era una regione temperata dove pioveva abbondantemente.

Una riserva stimata in un flusso ininterrotto per duecento anni con una portata simile a quella del Nilo: 35.000 chilometri cubi di acqua in totale. Per avere un termine di confronto: l'Italia ogni anno può disporre di 47 chilometri cubi, più o meno il volume del lago di Garda. Ma il bacino fossile della Libia è destinato a finire perché non ci sono più le piogge che alimentano le falde. L'acqua sotterranea è pompata da una profondità di 270 metri in un serbatoio che alimenta la rete. Il costo di un metro cubo di acqua è uguale a 35 centesimi di dollaro. Il costo di un metro cubo di acqua desalinizzata è di 3.75 dollari. Oggi sembra conveniente sfruttare lo scrigno idrico nascosto sotto la sabbia. Ma le generazioni future corrono il rischio di rimanere a secco.

                                                                                  Giuseppe Altamore

A cura di Pino Pignatta
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