22/05/2013
Don Vinicio Albanesi.
"Un uomo profondamente libero e generoso. E un uomo di Chiesa, molto più prete di quanto sia stato considerato dall’esterno”. E’ il primo commento di don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, subito dopo la morte di don Andrea Gallo. Don Vinicio aveva vissuto con don Andrea numerose vicende legate all’emarginazione sociale dagli anni 80 in poi, soprattutto all’interno di quel Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (Cnca) che entrambi avevano contribuito a fondare insieme ad altri “preti di strada” come don Ciotti, don Rigoldi, don Clauser. “Don Andrea – dice Albanesi – ha vissuto una esperienza comune a molti, che pur senza l’approvazione delle autorità cominciarono a dedicarsi ai ragazzi più in difficoltà. Lui lo ha sempre fatto con estrema generosità, con la capacità di instaurare un rapporto speciale con i giovani: un dialogo fatto di vicinanza, buona volontà, tolleranza e continuo stimolo culturale”.
“Dall’esterno si potrebbe pensare che ebbe rapporti difficili con la Chiesa – continua don Vinicio – ma in realtà don Andrea aveva un legame strettissimo e di grande affetto con il cardinale di Genova Siri, che lo stimava pur avendo un’impostazione del tutto diversa. E con la sua Comunità ha scelto di legarsi alla parrocchia di San Benedetto al Porto, mantenendo col parroco un rapporto fraterno fino alla fine”. Insomma, don Gallo “era molto più prete di quanto apparisse: al di là del linguaggio e delle provocazioni aveva semplicemente una grande apertura a tutte le situazioni umane, ma sempre profondamente radicata nel Vangelo. Aveva un concetto ampio dell’accoglienza, accettava tutti senza imporre regole, limiti, schematismi di tipo terapeutico. E va giudicato per quello che ha fatto, per la sua libertà e la sua generosità”.
Dossier a cura di Alberto Chiara