18/03/2013
Gerusalemme, marzo
Proprio la mattina del 13 marzo, ho ricevuto la telefonata di un caro amico, un professore di Perugia. Mi ha chiesto da dove sarebbe arrivato secondo me il nuovo Papa. Io sentivo che sarebbe stato un sudamericano. Gliel’ho detto e lui mi ha risposto: «Allora si chiamerà Francesco». In serata, dopo aver saputo dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio, ci siamo risentiti e insieme abbiamo riso di gioia, mentre tutte le campane di Gerusalemme suonavano a festa.
I cristiani nella Città Santa sono circa diecimila, di cui seimila cattolici, e tutti hanno fatto festa. Dal termine del pontificato del grande Papa Benedetto XVI, il mondo intero, la stampa internazionale, ha fatto mille supposizioni diverse, ma tutti sono stati concordi nel dire che la Chiesa aveva bisogno di un rinnovamento, di un segno forte. Penso che lo Spirito Santo, abbia veramente illuminato la scelta dei cardinali riunitisi in Conclave, perché per la prima volta abbiamo un Papa che arriva dal Sudamerica, per la prima volta è un gesuita e per la prima si chiama Francesco.E questo riempie di felicità e di speranza anche tutti i musulmani che ho avuto modo di incontrare finora.
Il mondo arabo conosce benissimo la storia del poverello di Assisi, sa che nel 1219 ha voluto, rischiando la vita, incontrare il sultano Melek el-Kamel e che quindi è stato il primo cristiano a cercare il dialogo con i musulmani.Per questo si aspettano che possa favorire la pace in quest’area così tormentata, non solo fra israeliani e palestinesi, ma in tutto il mondo arabo.Ogni angolo del mondo oggi vive una crisi senza precedenti. La rivoluzione araba ha sconvolto molti Paesi senza che si veda all’orizzonte una soluzione pacifica. La crisi di Betlemme ormai persiste da molti anni, chiusa dal muro di separazione, la persecuzione dei cristiani va dall'Africa all'India. Senza contare la grave situazione politica ed economica in cui riversano molti Paesi europei e d’Oltreoceano. Tutto sembra concentrarsi su un grande bisogno dell'umanità di ripartire da Dio.
Credo che dopo il lungo e sorprendente pontificato di Giovanni Paolo II, dopo Benedetto XVI, che ha lasciato al mondo e alla storia un grande segno di umiltà e di amore per la Chiesa con le sue dimissioni, papa Francesco aprirà una nuova pagina, una nuova era per la Chiesa. Oggi l’uomo ha bisogno di un’altro Francesco, e lo Spirito Santo ha realizzato questo sogno donando alla Chiesa il nuovo Papa Francesco. Quando fu eletto cardinale, convinse centinaia di fedeli argentini di non seguirlo a Roma per le celebrazioni, ma di devolvere il denaro che avrebbero speso per il viaggio, ai poveri. E lo stesso ha detto ora che è diventato Papa.
Ho avuto modo di parlare con il nunzio apostolico in Israele Giuseppe Lazzarotto: mi ha detto di tenermi pronto per la prima visita in in Terra Santa di Jorge Mario Bergoglio, da cui manca da una decina d’anni. Intanto, ci stiamo preparando alla Domenica delle Palme del 24 marzo: la processione partirà dal santuario francescano di Befage, dove Gesù chiese ai discepoli di trovargli un asinello. Lì accanto abbiamo costruito 72 appartamenti, dove vivono gli unici cristiani della zona. Poi, dopo un percorso di circa 5 chilometri, il nostro cammino terminerà a Gerusalemme vecchia, presso la chiesa di Sant’Anna, dove secondo la tradizione nacque Maria. Quest’anno attendiamo circa 12 mila fedeli, fra cui anche molti palestinesi che arriveranno dalla Cisgiordania e per i quali sono riuscito ad avere i permessi. E nel nostro cuore ci sarà la speranza di avere presto tra noi papa Francesco.
Padre Ibrahim Faltas
(Padre francescano della Custodia di Terra Santa)
La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme
A cura di Alberto Chiara