13/03/2013
Maria Voce.
Credo che una delle perle consegnate da papa Ratzinger alla Chiesa con la sua rinuncia sia stata l’aver messo in evidenza il primato di Dio e sottolineato che la storia è guidata da Lui. Appare implicito l’invito a cogliere i segni dei tempi e a rispondervi con scelte coraggiose e innovative,seppur sofferte, con speranza e sano ottimismo per «la certezza che la Chiesa è di Cristo». Queste sono per me le priorità di questo momento storico.Apertura alla società contemporanea.Il Concilio ci fa da bussola quando afferma che «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi»sono «quelle dei discepoli di Cristo».
La Chiesa è per il mondo. Per questo penso che, di fronte alle esigenze di riforma della sua struttura interna, la Chiesa debba anzitutto guardare fuori di sé,intensificando il dialogo con la società. Dal contatto vitale con essa la Chiesa troverà nuove risorse e vitalità per riformarsi al suo interno. Tale dialogo, mentre le permetterà di far sentire la sua voce chiara, nella fedeltà al Vangelo, la porterà ad ascoltare le istanze degli uomini e delle donne di questo tempo, anche di chi la pensa diversamente. Ne verrà una Chiesa più sobria nel possesso di beni, nelle espressioni liturgiche e nelle sue manifestazioni. Una Chiesa più vicina a giovani e adulti, più capace di comunicare.Incremento del dialogo.
Serve, mi sembra, mettere un’attenzione particolare al grande tema dell’unione visibile tra le Chiese. Da qui l’impegno a realizzare passi concreti per arrivare a definizioni della fede e della prassi ecclesiale accettabili da tutti i cristiani. Inoltre occorre continuare a trovare forme e luoghi atti a intensificare l’incontro e il dialogo tra fedeli di religioni diverse, enorme risorsa per la pace e la coesione sociale. Una Chiesa più “comunione”.
Si avverte la necessità di «riconoscersi popolo di Dio», insieme, portatori ognuno di doni da offrire reciprocamente agli altri. Un obiettivo che invita noi cattolici a praticare maggior fiducia, amicizia e unità. Auspico che la Chiesa divenga così più ricca di Vangelo, capace di farsi casa per chiunque. Ciò richiede un esercizio più collegiale dei ministeri, come pure un maggior coinvolgimento dei laici, uomini e soprattutto donne, nel pensare e nell’agire della Chiesa, che portino stimoli creativi nell’economia, nella politica, nella comunicazione e negli altri ambiti della vita umana.
Maria Voce,
presidente
del Movimento
dei Focolari