14/12/2012
Papa Benedetto XVI.
Una chiara denuncia è infatti espressa dal Pontefice a riguardo del convincimento che le ideologie del liberismo radicale e della tecnocrazia stanno cercando di insinuare nell’opinione pubblica: quello che «la crescita economica sia da conseguire anche a prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile, nonché dei diritti e dei doveri sociali». Al contrario, obietta papa Ratzinger, «questi diritti e doveri sono fondamentali per la piena realizzazione di altri, a cominciare da quelli civili e politici». In particolare suscita preoccupazione in Benedetto XVI la constatazione che «tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro». Ciò è dovuto al fatto che «sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati. Il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari». Invece, ribadisce il Papa, «la dignità dell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono che si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti». E, in vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo, è necessaria «una rinnovata considerazione del lavoro, basata su princìpi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società». Per costruire più globalmente il bene della pace, occorre comunque «un nuovo modello di sviluppo, come anche un nuovo sguardo sull’economia». I molteplici beni funzionali allo sviluppo e le opportunità di scelta «devono essere usati secondo la prospettiva di una vita buona, di una condotta retta che riconosca il primato della dimensione spirituale e l’appello alla realizzazione del bene comune. In caso contrario, essi perdono la loro giusta valenza, finendo per assurgere a nuovi idoli». La ricetta di Benedetto XVI per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica ha un preciso orizzonte. Superando il modello economico degli ultimi decenni, che «postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un’ottica individualistica ed egoistica», mira piuttosto a riscoprire che «il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del principio di gratuità». In sostanza, «sono necessarie persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico».
Saverio Gaeta