14/12/2012
Papa Benedetto XVI. Foto Ansa.
Il rispetto per la vita umana, «considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla fine naturale» è ancora una volta sollecitato a gran voce da Benedetto XVI, che lo considera un’essenziale via di realizzazione del bene comune e della pace. A scanso di equivoci, il Pontefice chiarisce che i princìpi da lui sottolineati «non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa», bensì «sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi comuni a tutta l’umanità».
Dunque «l’azione della Chiesa nel promuoverli non ha carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace». L’elenco proposto da papa Ratzinger è lungo, poiché «chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita». Riferendosi all’aborto, viene ribadito che «la fuga dalle responsabilità, che svilisce la persona umana, e tanto più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre felicità o pace. Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri? Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente».
Ugualmente, a proposito dell’eutanasia, non è giusto «codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue minacciano il diritto fondamentale alla vita». E, per quanto riguarda il matrimonio, va riconosciuta e promossa la struttura naturale «dell’unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale».
Saverio Gaeta