05/10/2010
La stampa cattolica deve essere «un segno di speranza nella proposta dei valori evangelici», capace «di creare dibattito» e «di dare elementi al lettore per crearsi un proprio giudizio». Lo ha sollecitato il vescovo Stanislas Lalanne, portavoce della Conferenza episcopale francese, aprendo la seconda giornata dei lavori del Congresso organizzato dal Pontificio consiglio delle Comunicazioni sociali.
Nella sessione mattutina, le esperienze di tre nazioni da Asia, Africa e America latina hanno consentito di mettere in luce diversificati rapporti con le società locali. La marginalità della stampa cattolica in India è stata denunciata da Carol Andrade, giornalista dell’Afternoon Despatch di Mumbai, mentre del rischio di una stampa cattolica «secolarizzata e che cerca di tenere il passo con quella laica, spesso perdendo la propria identità» ha parlato Bernadine Mfumbusa della Facoltà di comunicazioni dell’università Sant’Agostino in Tanzania.
In Cile, come ha raccontato Jaime Coiro, direttore dell’Ufficio comunicazione della Conferenza episcopale, «la Chiesa cattolica dialoga con la società e la nostra stampa è chiamata a lanciare ponti e intessere una rete tra persone». Della necessità di fare «informazione e formazione, con la specificità della visione cattolica» si è fatto portavoce Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano.
Nella tavola rotonda pomeridiana su «Libertà di espressione e verità della Chiesa» sono rimbalzati numerosi riferimenti all’attualità. La Chiesa come «casa di vetro», secondo quanto affermato anche dagli ultimi Pontefici, è stata richiamata da John Thavis, direttore della sede romana del Catholic News Service. Per il vescovo Marcello Semeraro, presidente del Consiglio di amministrazione di Avvenire, «per la sua stessa natura, la Chiesa non può entrare in tutte le controversie», ma quando è necessario «occorre confutare la falsità dicendo la verità».
In conclusione, padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha affermato che essere Chiesa nel tempo di Internet significa incarnare la consapevolezza che «la comunicazione è – e deve essere – per la comunione, il dialogo e la comprensione reciproca». E quando c’è un problema di comunicazione, ha sottolineato, «oltre al contenuto centrale del messaggio, è essenziale la credibilità del messaggero, sia esso una persona o una istituzione».
Saverio Gaeta