Comunicare i valori, oggi

Le conclusioni del Congresso della stampa cattolica. Il ruolo della "audacia profetica" della Chiesa nella relazione di monsignor Claudio Maria Celli.

07/10/2010
Don Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia Cristiana", con don Giorgio Zucchelli, presidente della Federazione nazionale settimanali cattolici.
Don Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia Cristiana", con don Giorgio Zucchelli, presidente della Federazione nazionale settimanali cattolici.

L’impegno per «la ricerca della verità con mente e cuore appassionato, ma anche con professionalità» e il richiamo alla «responsabilità che deriva dall’essere cattolici in modo esplicito attraverso l’impegno a percorrere la strada maestra della verità» sono stati proposti da Benedetto XVI nell’incontro con i partecipanti al quinto Congresso della stampa cattolica, che è terminato oggi dopo quattro giorni di lavori.

Tracciando le conclusioni l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio delle Comunicazioni sociali, ha sottolineato l’importanza «di vivere in un rispetto dialogante con la verità degli altri, per aprire nuove porte alla trasmissione della verità». Questo momento storico, ha affermato l’arcivescovo, «chiede il meglio delle nostre forze e sollecita l’audacia profetica di una Chiesa che cammina accanto all’uomo e che  ascolta ciò che egli porta nel proprio cuore».

Al Congresso è intervenuto questa mattina anche il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino, che non si è sottratto al confronto con la difficile realtà attuale e alle sollecitazioni che propone: «È difficile comunicare valori in un mondo nel quale prevale il pensiero debole, senza idealità e progettualità. Noi continuiamo a provarci, con l’intento di formare e di informare la famiglia, fedeli alla nostra linea editoriale riassumibile nello slogan “parlare di tutto cristianamente”».

La sintetica constatazione di don Sciortino è che «siamo a un bivio cruciale, con due principali sfide: i profondi cambiamenti della società in cui siamo chiamati a comunicare; l’avvento del digitale e la crescente offerta multimediale, che mette in discussione la nostra stessa professione di giornalisti». Dunque, «oggi c’è bisogno di professionisti della comunicazione che sappiano dare tempestivamente una chiave di lettura e di interpretazione». Nel contempo, «per attuare la nuova evangelizzazione, è necessario accogliere la sfida del villaggio globale e cogliere l’opportunità che i nuovi media ci danno».

Della stampa cattolica come «avamposto della missione evangelizzatrice» ha parlato don Giorgio Zucchelli, presidente della Federazione nazionale settimanali cattolici, 188 testate con circa tre milioni di lettori complessivi. La loro funzione è non soltanto di diffondere la voce della Chiesa locale, ma anche di rappresentare un luogo di confronto e di dialogo per la comunità civile: «Investire in questa capacità di essere prossimi è il nostro compito per il futuro».


Saverio Gaeta
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Postato da nenne44 il 08/10/2010 10:39

Nella società, nella famiglia, nelle relazioni insomma, nascono anche i problemi dell’uomo; egli prende coscienza, in queste esperienze, che non è capace d’amare e non realizza nemmeno che egli stesso ha la vita in pienezza se riuscisse a donarla agli altri. Vive isolato dal suo stesso egoismo, mostrando di se un’immagine che non è la sua per essere gradito agli altri. In fondo dentro di se è morto. Io credo che i mezzi di comunicazione cattolici dovrebbero cogliere l’opportunità, con la saggezza della chiesa e della sua dottrina, di illuminare i credenti e i non credenti, in questo tempo nel quale parrebbe che l’edonismo più sfrenato abbia preso il soppravvento su tutto il resto, c’è bisogno di riproporre i veri valori della vita e dare a questa generazione quella speranza che viene da Dio. La nuova evangelizzazione, dunque, non può far a meno di una catechesi che si serva dei mezzi più moderni per arrivare al cuore dei veri bisogni della gente.

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