16/03/2013
«Se ci situiamo nell’ambito della carità, possiamo dire che questo sguardo ci salva dal dover “relativizzare” la verità. Non è così. Il nostro Dio che vive nella città e si inserisce nella sua vita quotidiana non discrimina né relativizza. La sua verità è quella dell’incontro che scopre i volti, ed ogni volto è unico. Includere persone con un volto ed un nome propri non implica il relativizzare i valori né giustificare gli anti-valori, ma non discriminare e non relativizzare implica avere la fortezza per accompagnare i processi e la pazienza del fermento che aiuta a crescere. La verità di colui che accompagna è quella di mostrare percorsi in avanti, più che giudicare chiusure passate».
«Lo sguardo dell’amore non discrimina né relativizza perché è misericordioso. La misericordia crea la maggiore vicinanza, che è quella dei volti e, poiché vuole davvero aiutare, cerca la verità che più fa male – quella del peccato – ma per incontrare il vero rimedio. Questo sguardo è personale e comunitario. Si traduce in agenda, segna tempi più lenti di quelli delle cose (avvicinarsi ad un ammalato richiede tempo) e genera strutture accoglienti e non repulsive, cosa che esige anch’essa del tempo. Lo sguardo d’amore non discrimina né relativizza perché è sguardo d’amicizia. Gli amici si accettano così come sono e gli si dice la verità. È anche questo uno sguardo comunitario. Porta ad accompagnare, a riunire, ad essere qualcuno in più al fianco degli altri cittadini. Questo sguardo è la base dell’amicizia sociale, del rispetto delle differenze, non solo economiche, ma anche ideologiche. È anche la base di tutto il lavoro del volontariato. Non si può aiutare chi è escluso se non si creano comunità inclusive. Lo sguardo dell’amore non discrimina né relativizza perché è creativo. L’amore gratuito è fermento che dinamizza tutto ciò che c’è di buono e lo migliora, e trasforma il male in bene, i problemi in opportunità. Il pastore che guarda con lo sguardo dell’agape scopre le potenzialità che sono attive nella città ed entra in empatia con esse, facendole fermentare con il Vangelo».
(traduzione di Myriam Boffi)
Passi tratti dal discorso Dios vive en la ciudad che il Cardinal Bergoglio ha tenuto in occasione del “Primo congresso regionale di pastorale urbana”, tenutosi a Buenos Aires dal 25 al 28 agosto 2011 e poi pubblicato nel testo Dios en la ciudad (Ed. San Pablo, Buenos Aires 2012).
Questo brano fa parte del libro "Dio nella città", in regalo con il nuovo settimanale Credere.
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credere.it
traduzione di Myriam Boffi