04/04/2013
Papa Francesco e il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. Foto Ansa.
Milano arriva a Roma, sbarca in piazza San Pietro con 10 mila fedeli, la maggior parte ragazzi intorno ai 14 anni. Mercoledì 3 aprile, l’ampio spazio delimitato dal colonnato berniniano si riempie per l’udienza generale: il cardinale Angelo Scola guida il pellegrinaggio della sua diocesi all’incontro con il nuovo Papa. E’ una giornata di entusiasmo e di saluti, di canti, di festa insomma. Il feeling fra Francesco e il popolo di Dio prosegue e si allarga. Il cardinale Scola, dal canto suo, parlando con i giornalisti racconta le impressioni dell'incontro con il vescovo di Roma e ragiona sulle sfide che la Chiesa deve affrontare.
La prima è quella di ricucire lo strappo fra fede e vita. E' qui che la Chiesa s'è incagliata, secondo Scola. Per questo c’è bisogno di testimoni forti, come già diceva Paolo VI, credibili, che non siano solo maestri. E poi l’attenzione agli emarginati, alla giustizia sociale, quindi le sfide della modernità poste dalla scienza e quelle delle migrazioni e dei nuovi assetti internazionali per gestire il rapporto fra finanza, economia e politica. Il pellegrinaggio dei milanesi a Roma era già in programma prima dell’elezione di Francesco, per questo il “grazie” dell’arcivescovo va subito a Benedetto XVI “in modo particolare per la sua venuta a Milano per il VII incontro mondiale della famiglia”. E poi il pensiero a questo nuovo Papa “che già dai primi passi sta suscitando un’attenzione e un credito” in grado di mostrare una cosa: e cioè “che la Chiesa è capace sempre di sorprendere e di novità perché la Chiesa è ultimamente garantita e assistita dallo spirito di Gesù risorto e le debolezza le fragilità di noi uomini di Chiesa non riescono in ultima analisi a intaccare questo dato”. Accenti diversi ma continuità fra Benedetto e Francesco. Forte è l’attesa per questo pontificato: “Francesco in 21 giorni ha conquistato tutti", prosegue il cardinale Scola, "è una cosa molto bella, impressionante e della quale l’umanità intera non può che essere lieta”.
“Tutti - afferma ancora il cardinale - siamo in attesa della fecondità che il suo ministero potrà avere nel testimoniare il cuore della vita cristiana, cioè la certezza incrollabile che in Gesù morto e risorto il terrore della morte è vinto e soprattutto noi siamo liberati persino dal nostro peccato se lo riconosciamo. In tutti i momenti papa Francesco ha ribadito questo come nucleo centrale della fede secondo un stile che evidentemente e chiaramente è confacente alla sua personalità”. “Una personalità – precisa l’arcivescovo di Milano - in grande continuità, sia pure nelle differenze di accento, con quella di Benedetto XVI; i due hanno in comune una grandissima virtù, che è difficile purtroppo da perseguire, l’umiltà”.
Foto Ansa.
E poi c’ è il Papa che piace ai giovani, i ragazzi, non solo quelli
di Milano, che amano fin da subito il Pontefice venuto dall’Argentina.
Questo accade, dice il cardinale, perché “l’umiltà lascia trasparire la
verità e purtroppo in noi adulti oggi ci sono troppi infingimenti.
Quando un uomo si mostra nella sua verità fino in fondo i ragazzi subito
lo abbracciano come abbiamo visto”. Ricucire lo strappo fra fede e vita. Un imperativo, oggi. Circa
le sfide che attendono papa Francesco, ragiona l’arcivescovo di Milano,
sono le stesse che hanno di fronte le chiese in questo momento:
“vale a dire una rigenerazione della sostanza della fede, cioè del cuore
della fede, Cristo morto e risorto, per poter ridare corpo alla
Chiesa”. Ma per fare questo, come ha ripetuto lo stesso Francesco “c’è bisogno di testimoni”.
“Ricordiamoci – prosegue Scola - che già Paolo VI diceva che questo
mondo non è più tanto disposto a credere solo ai maestri a meno che non
siano anche testimoni, e diceva quindi che ci vogliono testimoni e già
denunciava quella che poi si è rivelata essere la ragione della fatica
della Chiesa, cioè la frattura fra la fede e la vita”. Per questo
“la sfida numero uno è ricucire tale frattura, mostrare che credere in
Cristo c’entra con quel che devo fare tutti i giorni, c’entra con
l’alzarmi e con l’andare al lavoro, c’entra con le fatiche negli
affetti, con il tirare su i figli, con l’occuparsi soprattutto di chi è
nel bisogno, dei più emarginati degli umili, con la costruzione della
giustizia sociale, con la capacità di ripensare forme di vita civile che
siano realmente espressione di vita buona, di trovare strade per un
buon governo e così via”.
Il nodo del rapporto fra finanza e politica. C’è però anche una
dimensione mondiale dei problemi delle società contemporanee, e pure in
tale prospettiva la Chiesa e il Papa hanno di fronte questioni cruciali.
“A livello mondiale – spiega l’arcivescovo - esistono problemi
strutturali che vanno affrontati, come quello del rapporto fra economia,
finanza e politica, e poi tutti i fattori legati al grande travaglio di
questo cambiamento di millennio, le sfide in senso buono e positivo che
la scienza pone, le biotecnologie, la neuroscienza, la microfisica,
il mescolamento dei popoli che è in atto, la civiltà delle reti,
l’esigenza di un ordine mondiale nuovo, insomma le questioni sono
molte”.
Il cardinale Angelo Scola è soddisfatto del pellegrinaggio milanese: “E’
straordinario, ci sono 6 mila quattordicenni che hanno tutta la
vitalità e la forza della loro età, un’apertura che entusiasma e
ringiovanisce”. Senza dimenticare “gli adulti che li accompagnano,
moltissimi sacerdoti, religiosi e religiose, moltissimi genitori”,
“credo - dice Scola - che se sommiamo questo pellegrinaggio a Roma dei
quattordicenni agli ottomila giovani che si sono riuniti la sera prima
delle Palme, in Duomo, a Milano, per la consegna del ‘credo’ e agli
altri 5 mila del giorno dopo, si vede che i giovani sono ancora tanti.
Non è vero che le chiese si svuotano.”
La questione femminile, infine: ne parla il Papa nel corso dell’udienza generale.
Francesco ricorda la necessità che le donne abbiano un ruolo crescente
nella Chiesa, del resto ha aggiunto, già nei Vangeli esse assumono “un
ruolo primario, fondamentale”. Da questo punto di vista, ha detto Scola,
il Papa ha toccato un punto “di straordinaria importanza. Il Papa ha
dato anche una motivazione veramente efficace. Vale a dire il fatto che
la tradizione dell’epoca non rendesse affidabile, nella logica ebraica,
la testimonianza delle donne e dei bambini e che invece Gesù cerca
innanzitutto la loro testimonianza” sta a significare la novità “il peso
e la forza che Gesù dava alla donna, quella che Giovanni Paolo II
chiamava il genio femminile”.
Francesco Peloso
Dossier a cura di Alberto Chiara