15/03/2013
Festa grande nel Barrio Flores di Buenos Aires, il quartiere dove Bergoglio è cresciuto: «Es una alegria».
All’alba del giorno dopo l’elezione
di Jorge Mario Bergoglio è festa
grande nel Barrio Flores, il
quartiere di Buenos Aires dove è cresciuto
il Papa. Impazzite dalla gioia sono le
suore del collegio Nuestra Señora de la
Misericordia, istituto dove il Papa ha
fatto le scuole elementari e si è preparato
per la Prima comunione.
A nome di tutte parla suor Teresa,
settant’anni, 20 trascorsi a operare in
questo collegio. È tanto allegra ed entusiasta
per gli avvenimenti delle ultime
ore che la sua voce sembra quella di
una ragazzina. «Ogni anno, nel mese
di marzo, Bergoglio viene tra noi, per
incontrarci. Ci parla di persona, ci chiede
se tutto va bene, di cosa abbiamo bisogno.
Ama passeggiare nei cortili che
lo hanno visto giocare da bambino».
La suora continua a ripetere: «Es una
alegria», è bellissimo, e sembra ancor
più felice di condividere questa gioia
con un giornale italiano. Lei che come
il Papa viene dalla “fine del mondo”,
da un Paese che si trova davvero
dall’altra parte della Terra.
Sogna di venire a Roma a incontrare
il Papa argentino. «Doveva venire qui
il 17 marzo, ma la sua agenda è di certo
cambiata. Forse, lo dovremo attenderlo
a lungo...». Continua: «La nostra
consorella Dolores Tortolo, maestra di
scuola di papa Francesco, scomparsa alcuni
anni fa, diceva sempre: “Lui salirà
molto in alto”. Sentiva che a illuminarlo
era lo Spirito Santo. Dio a volte è insolito:
sono sicura che, con Benedetto
XVI, papa Francesco avrà una relazione
di grande rispetto e aiuto. Lui lo ammira, noi sorelle lo conosciamo bene e
lo sappiamo. Per fortuna il nostro amato
Papa emerito è ancora qui tra noi».
Sorella Teresa ci lascia un’immagine
che ci piace e non ci sorprende. Quella
di un arcivescovo che arrivava a bordo
di un normale autobus di linea, senza
segretario né accompagnatori, e si recava
a bere un tranquillo tè pomeridiano
con quelle suore che gli vogliono
così bene e hanno promesso di ricordarlo
ogni giorno nelle preghiere. «Il
Papa ne ha bisogno, perché è stato
sempre così cagionevole», aggiunge
suor Teresa. «In realtà, ha un carattere
solido, saprà essere forte».
Il Papa del popolo
«I bambini del nostro collegio e di
questo quartiere lo incontravano spesso lui è il nostro Papa!”. Devo spiegare loro
che è il Papa di tutti, ma proprio non
capiscono. Dicono: “Ma suora, è soprattutto
nostro!”». Suor Teresa è sicura che
Francesco sarà «el Papa del pueblo», il Papa
del popolo.
Lui lo ha ricordato a tutti fin dalle prime
ore di questo pontificato. Dopo le
prime preghiere in Santa Maria Maggiore,
la mattina dopo l’elezione, è tornato
umilmente a prendere le sue cose, rimaste
nella Casa curiale di via della Scrofa.
E ha pagato il conto della stanza. Esempio
come un altro del suo stile di vita,
che ha sempre voluto austero e di basso
profilo. Passerà alla storia l’immagine
di lui in San Pietro, la mattina del Conclave,
celato tra la folla in un semplice
cappotto scuro, per ripararsi dalla pioggia.
Come celebri sono foto e video che
lo riprendono sulla Subte, la metropolitana
di Buenos Aires, tra la gente. Quelle
stesse persone che ora sentono di conoscerlo
e lo stimano.
A partire dai responsabili dei più importanti
sindacati argentini, che hanno
da sempre con lui un rapporto di fiducia.
Il leader sindacale Hugo Moyano, camionista,
in un’intervista al quotidiano Clarìn
ha definito papa Francesco «una persona
buona, semplice, umile». Ricordando
il suo recente incontro, il mese scorso,
nella cattedrale di Buenos Aires, ha aggiunto:
«Come sempre Bergoglio si è mostrato
preoccupato dei problemi sociali,
povertà, indigenza, disoccupazione. È un
uomo interessato ai grandi temi politici».
Il nipote prete e la “novia”
Dalle curiose interviste sui giornali
argentini impariamo poi a conoscere altre
persone che sono state vicine al Pontefice.
Dal nip-ote Josè Luis, anche lui
prete gesuita, alla sorella Maria Elena,
l’unica ancora viva dei suoi quattro fratelli,
ancora incredula che l’adorato fratello
sia diventato Papa. E poi, la fidanzatina
d’un tempo, Amalia, allora quasi
bambina. Ora è una donna canuta
che ricorda con simpatia la lettera
d’amore che lui le mandò. C’era disegnata
una casetta e diceva: «Se non mi
sposo con te, mi faccio prete».