Testimoni digitali: la Chiesa in rete

Un convegno a Roma per discutere dei nuovi media al servizio di una pastorale integralmente ripensata. Per arrivare a tutti gli uomini.

La rete è la chiave

23/04/2010

«La rete manifesta una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato… esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno». Le parole di Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI in occasione dell’incontro con i numerosi partecipanti del convegno Testimoni digitali, che si è tenuto a Roma dal 22 aprile fino ad oggi, mettono in guardia di fronte ai facili e acritici ottimismi delle nuove prospettive di interazione planetaria che il web oggi con i nuovi social media consente, prospettive destinate ad ingigantirsi negli anni che verranno.

     Se il Papa non si nasconde che i nuovi media nell’attuale fase di globalizzazione possano diventare «fattori di umanizzazione», ha però sottolineato, sempre coerente con il suo magistero, che parallelamente «aumentano i pericoli di omologazione, di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona». Il Pontefice, che ha lodato l’iniziativa della Cei, ha invitato tutti i “navigatori” di internet a «riconoscere i volti», a evitare di «smarrire la percezione della profondità delle persone» e a non considerare le altre persone incontrate in rete come «corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo».

     Si è chiuso così, con il ricevimento del Santo Padre, il convegno della Chiesa italiana sulla comunicazione, 8 anni dopo la precedente kermesse intitolata Parabole mediatiche. Fra i numerosi ospiti che sono intervenuti al convegno, e i cui interventi possono essere letti sul sito www.testimonidigitali.it, c’è da segnalare l’inchiesta dal titolo Relazioni comunicative e affettive dei giovani nello scenario digitale della professoressa Chiara Giaccardi, che ha scavato nella dimensione affettiva dei giovani al tempo di internet, e quella del padre gesuita Antonio Spadaro, che ha richiamato la dimensione spirituale come chiave di volta per non incorrere nei rischi di dispersione tipici di della rete.

     Monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, che ha tirato le fila del convegno, alla fine ha espresso tutta la sua soddisfazione: «L'idea di base è stata quella che abbiamo ormai preso coscienza che il mondo del digitale è la chiave interpretativa per capire cosa sta succedendo nella nostra cultura, nel nostro mondo. Occorre che, come Chiesa, includiamo il termine “rete” nel novero delle parole-chiave da usare per entrare con consapevolezza nel nuovo contesto culturale, che si fonda su linguaggi pervasivi, istantanei, multimediali. Questo nuovo contesto, abbiamo appreso, comporta ormai per tutti un cambiamento, una mutazione nelle relazioni, anche in quelle affettive».

Stefano Stimamiglio
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