Il Vaticano trasloca in Bahrain

Il vicariato apostolico dell'Arabia del Nord, che si occupa della cura pastorale di due milioni e mezzo di fedeli, quasi tutti immigrati, si sposta dal Kuwait al Bahrain. Ecco perché.

Cristiani in Arabia: una comunità multietnica e silenziosa

13/08/2012
Monsignor Camillo Ballin (foto: Terrasanta.net).
Monsignor Camillo Ballin (foto: Terrasanta.net).

Il Vaticano emigra in Bahrain.  La sede centrale del vicariato apostolico dell'Arabia del Nord si sposta dal Kuwait, come ha riferito il vicario apostolico, monsignor Camillo Ballin. Il vicariato si estende su un territorio grande sette volte l'Italia e si occupa della cura pastorale dei cristiani di quattro Paesi: oltre a Kuwait e Bahrain, il Qatar e l'Arabia Saudita. 

La prima motivazione dello spostamento è logistica: il Bahrain è più centrale rispetto al Kuwait, si trova di fronte all'Arabia Saudita e un ponte collega comodamente i due Paesi; geograficamente, dunque, permette movimenti più semplici verso gli altri Paesi del vicariato. La seconda motivazione riguarda la bruocrazia: in Bahrain ottenere visti di ingresso per presti, catechisti e leader cristiani è più facile. In segno di benvenuto, il Bahrain ha offerto al Vaticano un territorio sul quale costruire una nuova chiesa. Un gesto che il vicariato ha interpretato come simbolico segno di apertura.

I cristiani del vicariato dell'Arabia del Nord sono circa due milioni e mezzo: una comunità consistente, se si pensa che vivono in Paesi a stragrande maggioranza musulmana. I cristiani qui sono quasi tutti figli dell'immigrazione, lavoratori provenienti da Filippine, India, Bangladesh, Sri Lanka.  In Arabia Saudita i cattolici sono un milione e mezzo, in Kuwait e Qatar circa 350mila, in Bahrain tra 100 e 150mila. Una comunità multietnica ed eterogenea. E soprattutto una comunità silenziosa, nascosta, di cui fino a poco tempo fa non si parlava e non si sapeva molto: nella Penisola arabica, infatti, per i cristiani la vita non è facile, soprattutto in Arabia Saudita, dove è proibito costruire chiese e celebrare la messa. L'unica religione ammessa è l'islam: dal 2006 le autorità saudite si sono impegnate a garantire ai non musulmani il diritto di pregare in privato, nelle loro case. Ma ai fedeli di altre religioni continua ad essere assolutamente vietato pregare in pubblico. 

Per non parlare della conversione dall'islam al cristianesimo. Il 15 settembre a Riad, la capitale saudita, comincia il processo contro un cristiano libanese e un cittadino saudita accusati di aver fatto convertire al cristianesimo una ragazza saudita, impiegata in un'agenzia di assicurazioni, che ora abiterebbe in Gran Bretagna. Il caso ha suscitato grande scalpore nel Paese: l'opinione pubblica saudita chiede che i due uomini siano puniti in modo esemplare per conversione forzata.


Giulia Cerqueti

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