24/01/2011
La preghiera dei musulmani davanti al Duomo di Milano.
Ci sono diversi tipi di potere nella società, il potere della cultura è sempre stato rilevante nella società ebraica. In certi momenti della storia c'era un traduttore che traduceva in aramaico quello che il maestro diceva in ebraico. Non scrivendo le vocali, poi, il testo si presta sempre a molte interpretazioni.
Dove l'ebraico è stato disperso ha dato luogo a lingue locali, come l'yiddish, un ibrido tra ebraico e tedesco medioevale oppure il giudeo italiano che a Roma diventa un giudeo romanesco e conserva alcune parole del vecchio romanesco, con miscugli curiosi. Il verbo “ingarellarsi” ad esempio viene dall'ebraico “ngarel” che vuol dire “non circonciso”.
La lingua ebraica è stata sempre una fonte inesauribile di ricerca e di stupore, tanto che Leone da Modena, nella Venezia del Seicento compone un sonetto che si può leggere sia in italiano che in ebraico e ha un significato, seppur diverso, in entrambe le lingue.
Il titolo “Chi nasce mor” diventa “Conserva questa elegia” mentre la prima riga “Mosè morì” si può leggere “Mosè mio maestro”.
Insomma chi ha la cultura, ha il potere e sa come usare abilmente la lingua.
“Oggi in Italia si vorrebbe imporre per legge ai musulmani di predicare in italiano nelle moschee, ma a me sembra francamente inaccettabile”, afferma Di Segni.
Gabriele Salari