06/10/2010
Paolo Perazzolo commenta "Io sono Achille" di David Malouf, scrittore anglo-libanese, nato nato nel '34, residente a Sydney.
C’è un metodo infallibile
per distinguere le grandi
storie dalle altre: non ci saziamo
mai di ascoltarle. Con Io sono Achille (Frassinelli) David
Malouf ha “riscritto” per i lettori
di oggi una delle più
grandi storie di tutti i tempi,
quella dell’“impossibile incontro”
fra Priamo, re di
Troia, e Achille, l’eroe greco che, dopo aver ucciso
suo figlio Ettore in battaglia e averlo trascinato
intorno alle mura della città assediata,
si era rifiutato di restituire il corpo ai familiari,
affinché potessero piangerlo.
I grandi racconti sono tali anche per il non-raccontato
che celano al loro interno. Nel non-detto
di uno degli episodi più celebri dell’Iliade
si sono insinuate la sensibilità e l’immaginazione
di Malouf: come è maturata in Priamo
l’idea di andare personalmente dal temuto
guerriero a riscattare il cadavere del figlio?
Come avrà convinto la moglie Ecuba ad accettare
una sfida tanto temeraria? Come sarà arrivato
indenne all’accampamento nemico? Cosa
avrà detto ad Achille? E come avrà reagito costui,
accecato dalla rabbia per la morte di Patroclo?
L’autore entra nella mente di Priamo.
Tormentato dal dolore, il re si arrovella nel
tentativo di inventarsi un modo per riscattare
il corpo dell’amato Ettore. Sa che sta forzando
il fato ordinato dagli dèi, ma sa che è necessario
farlo. Come un eroe moderno, sente di essere
padrone del proprio destino, o, perlomeno,
di poter tentare il caso.
Sì, ma come dare una possibilità
di riuscita a un progetto
tanto folle? Solo trovando un
terreno comune, qualcosa che
li avvicini. Cosa vi può essere di
comune fra un troiano e un greco,
un aristocratico e anziano re
e il killer di suo figlio?
Rievocando un momento dell’infanzia,
in cui la sua vita fu in
pericolo, Priamo capisce che si
deve spogliare della sua regalità,
presentarsi ad Achille come un
uomo qualsiasi, un mortale, un
padre... Deve ricordargli che c’è
un destino che li fa, nonostante
tutto, simili: anche l’eroe greco
ha i giorni contati, anche lui ha
lasciato a casa un figlio piccolo, che non può
nemmeno veder crescere... Come Priamo è deciso
a liberarsi della propria regalità per rendere
autentico l’incontro, così forse anche
Achille potrebbe liberarsi dall’obbligo di essere
sempre l’eroe. E scoprire una compassione
che unisce qualunque essere umano...
Non ci si stanca certo nell’ascoltare ancora
una volta, dalla voce di Malouf, modulata sul
registro tragico ma non priva di punte ironiche
(specialmente nelle scene in cui compare
il carrettiere Somace), questa storia antica,
reinventata con sensibilità moderna e acume
psicologico. Un unico appunto. Il titolo originale
Il riscatto evocava bene il senso del romanzo:
perché cambiarlo?
Paolo Perazzolo