26/05/2012
Un intenso primo piano dell'attrice Tea Falco, diretta da Berbardo Bertolucci nel film "Io e te" (Reuters).
“Il piccolo miracolo del film è che assistiamo alla nascita di un amore vero tra fratelli”, sottolinea il regista. “Si tratta di un legame complesso, fatto di sottintesi e di sentimenti, ma anche di sangue e di fisicità”.
Bertolucci non è nuovo al gioco sullo schermo di due soli interpreti (basti pensare al celebre Ultimo tango a Parigi ma anche al più recente L'assedio), quindi l'abilità con cui riesce a rendere dinamica una vicenda che si svolge tra quattro mura non sorprende. Ciò che invece stupisce è che pochi sanno capire e raccontare sullo schermo le turbolenze adolescenziali come fa lui. “E' una cosa su cui ho finito per riflettere anch'io. Fatto sta che gli adolescenti compaiono spesso nei miei film”, ricorda Bertolucci, 71 anni compiuti a marzo. “Da Novecento a L'ultimo imperatore, passando dal Piccolo Buddha per arrivare adesso a Io e te. La prima cosa che mi viene da pensare è che dipende dal fatto che io, dentro, mi sento ancora come un adolescente. L'altra spiegazione, forse, è che i ragazzi, proprio come i vecchi, sono portati per natura a essere trasgressivi, meno conformisti”.
Se si è compiuto il miracolo, parte del merito è anche dei due giovani protagonisti, Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco, spontanei e convincenti. “Quando ho visto per la prima volta Jacopo Olmo, con quegli occhi blu e quel faccino che mi ricorda, non so perché, Pasolini, non ho avuto dubbi: Lorenzo era lui”, dice il regista. “Tea Falco è venuta dopo ed è un'Olivia straordinaria. Ha dato molto di sé al personaggio, non solo la bellezza ma anche quel suo muoversi impaziente e leggero, la parlata siciliana. E poi le foto che si vedono sul computer sono sue: ha vinto un premio importante”.
La scena più commovente, nel sotto finale della pellicola, è quando Lorenzo e Tea si ritrovano a ballare insieme, sulle note di Space Oddity di David Bowie. “E' è un momento importante perché la musica, le note servono a esprimere ciò che neppure le parole riescono a dire”, sottolinea Bertolucci. “La canzone è inglese, ma Mogol ne ha scritto una versione italiana: Ragazzo solo, ragazza sola. Una cosa magnifica. Quando gli ho telefonato, per dirgli che avrei voluto utilizzare il suo brano nel film, a un certo punto gli ho chiesto: ma tu come facevi a sapere, nel '69, che io avrei girato questo film su un ragazzo solo e una ragazza sola?”.
Maurizio Turrioni