24/10/2010
Cinquemila delegati da 163 paesi del mondo oltre a esperti e osservatori per un totale di circa settemila persone: tra il 21 e il 25 ottobre, la quarta edizione di Terra Madre convoca a Torino contadini, allevatori, pescatori, docenti universitari, studenti e cuochi impegnati a difendere la biodiversità in tutto il mondo. Si tratta di un originale social forum dell'agricoltura. Dall'Oceania all'America del Sud, dal Pacifico all'Atlantico sono rappresentati i principali territori e i principali mari del pianeta. Qualche esempio? Nell'area fieristica del Lingotto è garantita la presenza dei panificatori di Noumea: arrivano dall'arcipelago della Nuova Caledonia, che si trova a Nord della Nuova Zelanda, sono i custodi della cultura Kanak, sfidano l'imperante baguette d'importazione francese cuocendo in forni a legna pani dal sapore antico.
Ma è atteso l'arrivo anche di chi vive tirando su aragoste, ricci neri e altre pregiate razze di pesci al largo dell'isola Robinson Crusoe, nell'arcipelago Juan Fernandez, sperduto posto a due ore e mezzo d'aereo da Santiago del Cile. Il recente terremoto ha distrutto case, celle frigo e impianti di lavorazione ittica: i 42 cuochi che al Lingotto danno vita all'Osteria dell'alleanza si sono impegnati a preparare prelibatezze il cui ricavato è destinato a finire in Cile ridando a questi pescatori mezzi di sostentamento e speranza.
Non è tutto. A Torino approda molta Africa, dagli agricoltori Gamo dell'Etiopia ai produttori del caffè del Mozambico o a quelli delle noci di cola (un potente energetico) della Sierra Leone, dai "guardiani della foresta" della Repubblica democratica del Congo alle donne d'etnia Sérèr, dell'isola di Fadiouth (Senegal) abilissime nel preparare un cuscus salato che si mangia con una salsa locale chiamata mbou-hane, a base di frutti di mangrovia e foglie di baobab, ricche di ferro. E proprio in occasione della quarta edizione di Terra Madre viene lanciata una sfida: creare mille orti nelle scuole, nei villaggi, nelle periferie delle città africane. Si comincia là dove la rete delle comunità del cibo è già solida, ovvero in Kenya, Uganda, Costa d'Avorio, Mali, Marocco, Etiopia, Senegal, Tanzania. Negli orti saranno coltivate varietà locali secondo tecniche sostenibili (compostaggio, preparati naturali per la difesa da infestanti e insetti, gestione razionale dell'acqua).
Sempre tra il 21 e il 25 ottobre, sempre a Torino e sempre nell'area fieristica del Lingotto, si svolge anche l'ottava edizione del Salone internazionale del gusto nell'ambito della quale hanno una visibilità particolare i "presidi Slow Food" in Italia (194) e all'estero (136) che segnalano prodotti buoni, puliti e giusti, cioè di alta qualità, radicati nella cultura del territorio, ottenuti rispettando l'ambiente e i diritti delle persone impegnati a lavorarli, a partire da una remunerazione dignitosa.
Alla fiera del cibo si combattono inquinamento e sperperi. Dai pavimenti ai piatti, dai decori alle installazioni, infatti, vengono utilizzati materiali riciclati e riciclabili. Terminato il Salone, poi, gli alimenti avanzati da espositori e cucine (nel 2008, data dell'ultima edizione, furono 6 tonnellate) in parte verrà utilizzato da chef famosi per una cena-evento all'insegna del non sprecare nulla, in parte saranno donati a enti assistenziali.
Alberto Chiara