15/04/2010
Francesco ed Edoardo Molinari, i fratelli del golf azzurro.
Impossibile. È il primo pensiero che sorge facendo il paragone tra le dimensioni di un campo da golf e il diametro della buca. Se esiste la solitudine della pallina da golf, dopo quella dei numeri primi, si misura in quell’immensa sproporzione. Invece, Francesco ed Edoardo Molinari, i fratelli del golf azzurro ce la fanno. Pochi mesi fa hanno sbancato insieme, primi italiani, la World Cup. E Francesco è stato, pur oscurato dal giovanissimo Manassero, il miglior italiano ai Masters americani di golf.
– Francesco quanto ha contato la famiglia nella vostra storia di fratelli golfisti?
«Molto, perché i nostri genitori ci hanno fatto avvicinare al golf da piccoli e poi sono stati bravi a non farci passare la voglia negli anni successivi».
– A che età avete iniziato?
«Seriamente a 7-8 anni».
– E dire che c’è ancora chi pensa sia uno sport per vecchi signori facoltosi.
«È un pregiudizio tutto italiano che ha rallentato per anni lo sviluppo del nostro golf, ma ora sembra superato».
– Lei è laureato in Economia, Edoardo è ingegnere, ma avete molti anni di sport davanti. Siete atleti privilegiati?
«Sì, a 27 e 28 anni noi siamo considerati ragazzi, mentre gli altri sportivi a 30 devono pensare al futuro».
– La massima soddisfazione in campo?
«È soggettiva, per me partecipare a tornei visti e sognati da piccolo in Tv».
– Il colpo dei suoi sogni?
«Il colpo della vittoria. È diverso in ogni torneo, ma quando l’hai tirato senti subito che è decisivo».
– Il golf d’alto livello comporta viaggi in posti magnifici e possibilità di scegliere. È indiscreto chiedere perché ha lasciato Torino per Londra?
«Il mio allenatore è inglese e i miei manager sono qui. E poi dovendo viaggiare molto è più facile trovare voli diretti da Heathrow che da Caselle».
–Com’è avere Edoardo avversario?
«Non tanto diverso dal competere con altri. Per molta parte di gara nel golf sei solo con la pallina e il bastone. Soltanto quando la tensione sale, alle ultime buche, cominci a sbirciare ciò che stanno facendo gli altri».
Elisa Chiari