14/10/2012
Siamo abituati ormai al concetto di "nativi digitali", cioè i ragazzi nati dopo lo sviluppo pieno di Internet, diciamo dal Duemila in poi, cresciuti avendo confidenza con la Rete e con le nuove frontiere della tecnologia. Ragazzi, tanto per fare un esempio, che quasi non guardano più la Tv, ma che sono capaci, via web, attraverso smartphone e tablet, di costruirsi un palinsesto personalizzato. Ma ci sfugge spesso un altro concetto, quello dei "tardivi digitali", che non sono soltanto, come si potrebbe immaginare, le persone dai sessant'anni in su, ma anche tanti 40-50enni, che sì usano il web e i social network, ma fanno fatica a sfruttare, soprattutto in ambito professionale, al 100 per cento la Rete e le sue possibilità, non solo in termini di comunicazione ma di businness.
Anche di questo si è discusso al Social Media Week di Torino nella conferenza Non è mai troppo tardi 2.0: come spiegare l’innovazione ai "tardivi digitali”.
Ne ha parlato a Torino Pietro Dotti, fondatore e amministratore delegato di Eggers 2.0 che, com'è scritto nel sito Internet (http://eggduepuntozero.com), è un laboratorio di ricerca e produzione di comunicazione, aperto alla partecipazione di aziende, di studenti e studiosi dei linguaggi visivi. Il nucleo centrale di questa azienda torinese è costituito da ragazzi interessati a sviluppare il proprio talento creativo-tecnico e ad acquisire il know-how necessario a trasformare le proprie attitudini in business. A tutti questi giovani Eggers 2.0 riconosce una retribuzione. Ogni lavoro, ogni progetto è seguito da tutor, esperti nei vari settori, che collaborano in parallelo ad aziende e studenti. Le collaborazioni spaziano in ogni area e settore; ideatori di format, cartoonist, film maker, designer o web designer, art director, registi, scenografi o scultori.
Pietro Dotti, tuttavia, preferisce definire Eggers 2.0 una "factory
creativa", fondata tre anni fa in collaborazione con l'Università di
Torino, «che produce progetti di comunicazione, eventi, strategie
digitali. Con noi lavorano 25 ragazzi dai 20 ai 28 anni, il cui denominatore comune è la creatività unita a una conoscenza specializzata dei social media». E da questa realtà dinamica del tessuto imprenditoriale
torinese arriva l'idea di spiegare l'innovazione ai
"tardivi digitali". L'amministratore delegato di Eggers 2.0 ha proposto al Social Media Week un parallelo interessante: come la Rai negli anni Sessanta è stata proptagonista di una concreta alfabetizzazione di tante parti culturalmente arretrate del nostro Paese, insegnando proprio a leggere e a scrivere grazie a una trasmissione storica della televisione italiana, così l'azienda torinese si propone sul mercato come un'opportunità per una conoscenza più approfondita del web e delle sue potenzialità, soprattutto nel mondo degli affari.
Spiega Pietro Dotti: «Noi abbiamo elaborato questo tipo di prodotto non solo per le aziende, ma anche per le istituzioni, per i partiti politici, con alcune giornate di approfondimento sui social network e sulle loro potenziali ricadute nel mondo dell'impresa. Certo, anche manager, imprenditori e liberi professionisti usano i più moderni telefoni smartphone per navigare, chattare, postare riflessioni e commenti su Facebook o Twitter. Ma il più delle volte ne fanno un uso superficiale, non sfruttano al 100 per cento la Rete. Perché, solo per fare un esempio, i social network che possono far conoscere meglio un brand o un'azienda sono molti di più di Facebook e Twitter, e nella maggior parte dei casi sono frequentati solo dai giovanissimi, mentre possono essere "cavalcati" meglio a livello di comunicazione d'impresa, per campagne di marketing più capillari e mirate. Ecco, il nostro obiettivo è prendere questi "tardivi digitali", spesso anche quarentenni, e traghettarli verso il mondo della Rete più d'avanguardia, verso la frontiera digitale più spinta».
Pino Pignatta