10/05/2011
Andrea Bajani ha lavorato con i giovani che hanno individuato le 15 parole-chiave del futuro.
«I ragazzi sanno condurre la nave in porto». Andrea Bajani ne è sempre più convinto. Soprattutto dopo aver visto all’opera i 16 studenti delle scuole superiori di Torino (licei, istituti tecnici e professionali) che con lui hanno definito il programma del Bookstock Village 2011.
Invece di imporre dibattiti e ospiti, lo scrittore ha voluto che fossero i ragazzi a decidere di che cosa e con chi parlare nello “spazio giovani” del Salone: «Per tre mesi, abbiamo articolato domande e isolato temi, fino a farli coincidere con 15 parole-chiave che descrivono le sfide del nostro tempo». È nato così il ciclo di incontri “Le parole del futuro” (Oval, dal 12 al 16 maggio, 3 dibattiti al giorno), a cui parteciperanno, tra gli altri, il comico Alessandro Bergonzoni, il prete antimafia don Giacomo Panizza e il poeta Franco Loi. Presentano Bajani e i suoi studenti.
- Futuro, Impedimento, Fiducia, Pantano, Me, Poverini, Svolta, Rivoluzione, Divertimento, Resistenza, Relativo, Denaro, Inquietudine, Femminile e Bellezza. Che cosa rappresentano queste parole?
«Sono la fotografia dell’Italia attuale e futura, vista dai ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Rappresentano una sorta di dizionario delle domande che i giovani pongono al Paese. Durante il Salone, l’omonimo laboratorio “Le parole del futuro” ne raccoglierà altre».
- Ti aspettavi termini diversi?
«No, però è significativa l’assenza della parola Speranza. Se questa è l’idea d’Italia che hanno i nostri figli, in quanto adulti, genitori e insegnanti dovremmo chiederci: come mai le nuove generazioni sono disilluse?».
- Tu che cosa rispondi?
«Forse trasmettiamo poca utopia, poca bellezza e poca poesia. Nonostante le parole Rivoluzione e Resistenza, i ragazzi parlano di un presente inospitale, di Impedimento e Pantano. Il fatto è che tra adulti e giovani di rado c’è un ponte. Pochi affidano responsabilità ai ragazzi. Se tutti lo facessimo, sapremmo che si prendono cura di ciò che si assegna loro e potremmo migliorare il Paese».
- Quali vocaboli ti hanno colpito?
«Poverini, perché unisce il vittimismo del “Poverini, come facciamo?” al paternalismo del “Poverini, il loro Paese è in guerra, ma restino a casa loro!”. E Svolta, per l’accezione negativa data dai ragazzi: “Se la Resistenza e Tangentopoli sono stati momenti di svolta per l’Italia, perché nulla è cambiato?”, chiedono».
Laura La Pietra e Paolo Perazzolo