Stalking, la legge non basta

La normativa dell'aprile 2009 sugli atti persecutori inizia a sollevare alcune critiche. I dati ufficiali e non, un parere legale e alcuni delitti dell'estate ci invitano a riflettere.

"Le denunce calano". "No, crescono"

24/09/2011
Andamento dei reati, delle denunce e degli arresti per stalking (fonte: ministero per le Pari Opportunità)
Andamento dei reati, delle denunce e degli arresti per stalking (fonte: ministero per le Pari Opportunità)

    "Stalking", parola asettica ma dal contenuto terribile, definisce quella somma di comportamenti persecutori che vanno dalle telefonate ai messaggi indesiderati, dagli appostamenti alle minacce per continuare o stabilire un rapporto che la vittima non vuole. Fino ad arrivare, nei casi peggiori, all'omicidio. Dall'aprile 2009, nella legge numero 38 è stato introdotto e sanzionato il reato di "atti persecutori". Ma a distanza di poco più di due anni, l'Osservatorio nazionale stalking (associazione privata di volontariato), la definisce "assolutamente necessaria, quanto urgentemente da perfezionare". E lamenta un continuo calo delle denunce per stalking.

    I dati del ministero per le Pari Opportunità, basati su quelli ufficiali delle forze dell'ordine rilevati sull'intero territorio nazionale, sono però molto diversi. Tanto da far sottolineare, da parte del ministro Mara Carfagna, "un trend in costante crescita. Le denunce erano 568 nel gennaio 2010, sono state 650 nel gennaio 2011 e 667 a febbraio. Un trend che si ritrova anche nel numero degli stalker arrestati: più di cento stalker al mese in media. Dall'entrata in vigore della legge migliaia di donne e uomini sono riusciti a liberarsi dei loro molestatori".

La personalità dello stalker, secondo l'Osservatorio nazionale stalking.
La personalità dello stalker, secondo l'Osservatorio nazionale stalking.

    L'Osservatorio nazionale stalking opera sul fenomeno ancora prima che entrasse in vigore la legge 38/2009  e, a prescindere dalla discordanza sul numero delle denunce,  sottolinea di aver ricevuto nell'ultimo anno il 25% in meno di richieste di aiuto. Sostiene, come molti altri osservatori del problema, che la maggior parte delle vittime di stalking non denuncia per paura e per sfiducia verso le autorità e lamenta che il patrocinio gratuito non sia previsto per legge in tutti i casi, a prescindere dal reddito.

    Il punto però di maggior interesse sollevato dall'Osservatorio è che, per arginare i comportamenti persecutori che nei casi peggiori sfociano in delitti e che  si rivelano comunque traumatici per chi li subisce, servirebbe un percorso di "risocializzazione" per i presunti stalker, al momento non previsto dalla legge. Uno su tre, infatti, sarebbe recidivo, e anche dopo la denuncia continuerebbe a perseguitare la vittima.

    Dal 2007 l'associazione ha istituito il Centro presunti autori, per chi mette in atto atteggiamenti persecutori, con la possibilità di aiuto da parte di esperti e psicologi per ristabilire comportamenti più normali, premessa di maggior tranquillità anche per le vittime. In questo periodo il Centro ha "recuperato" 120 stalker. La risocializzazione, o la prevenzione, è considerata tra l'altro una via per ridurre i delitti che una volta venivano considerati "passionali" e che nell'estate 2011 hanno rappresentato una scia di sangue ininterrotta. "Storie diverse" comunicano dall'Osservatorio nazionale stalking, "con un denominatore comune: la paura dell'abbandono, la gelosia, l'incapacità di elaborare un rifiuto, un disagio psicologico che non si riesce a fronteggiare da soli e che non si può cancellare con una denuncia o un ammonimento".

Rosanna Biffi
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