30/07/2012
A 50 anni dall’inizio del Vaticano II,
il mondo è cambiato e si va globalizzando
nel bene e nel male. Tante sfide
hanno solo mutato volto: l’ateismo
non è più quello «scientifico» marxista,
ma è quello pratico dell’individualismo
dominante; l’umanità non è più
divisa dal muro di Berlino, ma dal muro
della povertà e della fame, dell’egoismo
e del razzismo; la minaccia della
guerra atomica ha lasciato il posto a
quella del terrorismo internazionale.
Altre sfide, invece, sono nuove: il relativismo
etico, seguito alla caduta delle
ideologie e alla crisi dei valori; i flussi
migratori crescenti e inarrestabili; le
contraddizioni di una crescita economica,
culturale e tecnologica «che offre
a pochi fortunati grandi possibilità,
lasciando milioni e milioni di persone
non solo ai margini del progresso,
ma alle prese con condizioni di vita
ben al di sotto del minimo dovuto alla
dignità umana». Si aggiungano i gravi
problemi etici, nati dall’applicazione
delle nuove tecnologie soprattutto
alla medicina e alla vita umana. Nello
stesso tempo, però, altri «segni dei
tempi» annunciano un domani migliore,
una possibile maggior comprensione
tra i popoli, un futuro di pace, di
sviluppo, di promozione dei diritti
umani. Come non cogliere motivi di
speranza nella sensibilità di tanti giovani,
che si fanno carico volontariamente
dei problemi dei sofferenti e dei bisognosi,
della salvaguardia del creato,
delle nuove straordinarie prospettive
aperte dalle nuove tecnologie alla crescita
dell’umanità? Non è anche questo
un aprirsi a Cristo?
È indispensabile, perciò, che la
Chiesa s’impegni con più coraggio
nella sua riforma interna, dalla quale
dipende il pieno raggiungimento del
fine stesso per il quale il Vaticano II è
stato indetto 50 anni fa.
Bartolomeo Sorge