18/05/2011
Progettare interventi di
questo tipo certamente
non è cosa semplice. Il primo
passo è rappresentato
evidentemente dalla conoscenza
di un fenomeno, calato
in un determinato
contesto socio-culturale
(prospettiva ecologica).
Nell’ambito di un progetto
preventivo di ricercaazione
denominato Progetto
Icaro (con l’evidente
riferimento mitologico
a Icaro che voleva volare)
si è inteso procedere su
due assi: quello della ricerca,
ovvero del recupero di
informazioni e dello studio
approfondito di un
contesto e di un campione,
e quello dell’intervento,
in una logica a spirale,
tale da consentire un continuo
ritorno sui dati di
partenza nella massima
flessibilità possibile.
La ricerca-
azione si pone come
motore di sinergia tra teoria
e prassi in cui la ricerca
è direttamente finalizzata
all’azione; quest’ultima
poi è in grado di orientare
l’indagine in un andamento
circolare in cui il feedback
ha una funzione di
collante tra teoria e prassi.
In una frase è possibile
affermare che la ricercaazione
si ponga tra il desidero
di conoscere e il bisogno
di agire. Desiderio e
bisogno animano una modalità
di ricerca che si
esprime in termini di circolarità
e malleabilità4. Da
un punto di vista metodologico
la ricerca-azione
possiede alcune importanti
caratteristiche che pare
opportuno richiamare:
- la connessione diretta
con i problemi socioeducativi:
essa non nasce
da una questione epistemica,
ma da un problema di
tipo socio-educativo, avvertito
come rilevante da una
comunità;
- il circolo analisi-azione:
ovvero esiste un passaggio
continuo tra la riflessione
e l’azione;
- l’elaborazione delle
transizioni: il concetto di
cambiamento prende in
considerazione anche
l’adeguamento dell’ambiente
educativo ai bisogni
degli attori;
- l’emancipazione degli
attori: questi hanno il
potere di determinare il
corso dell’azione pur negoziando
le scelte in un
processo di compartecipazione;
- il coinvolgimento esistenziale
degli attori;
- la riabilitazione dell’affettività
e dell’immaginario;
- e, infine, la centralità
dell’efficacia.
Il Progetto Icaro ha visto
coinvolti diversi partners6,
è stato attuato presso
il comune di Fasano (Br),
un piccolo centro tra il mare
e la collina, purtroppo
spesso al centro di tristi fatti
di cronaca che coinvolgono
frequentemente giovani
e giovanissimi, i quali incrociano
lungo la loro esistenza
la sostanza, spesso
vissuta come “panacea di
ogni male” e che si rivela
una finta illusione in grado
di rovinare non solo
una vita, ma l’esistenza di
una famiglia, di un contesto
sociale, con gravi ripercussioni
sulla qualità della
vita di ciascuno.
Il progetto si può suddividere
in due fasi: durante
la prima è stato somministrato
un questionario al
campione rappresentativo,
al fine di raccogliere informazioni
sull’uso e abuso
di sostanze stupefacenti;
la seconda fase (quella
dell’intervento) è stata caratterizzata
dalla formazione
di piccoli gruppi di ragazzi,
i peer leaders, i quali
hanno seguito degli incontri
di approfondimento
sui temi cardine che è stato
possibile estrapolare
dal questionario.
Questi incontri sono stati
organizzati e condotti
con la collaborazione di
esperti della Polizia, avvocati,
psicologi, docenti e
operatori di comunità che
di volta in volta hanno incontrato
i ragazzi approfondendo
temi e chiarendo
molte questioni tutt’ora
oggetto di confusioni
e pregiudizi. Obiettivo
principale della ricerca è
stato quello di cogliere gli
indici predittivi di un fenomeno
oramai esteso a macchia
d’olio e soprattutto latente,
imbrigliato nelle
maglie di una società che
stenta a offrire risposte alternative
e si appiattisce su
un “non senso” che imprigiona
soprattutto le giovani
generazioni.
Indici predittivi, fattori
di rischio e fattori di protezione,
quindi, sono stati il
fulcro di un questionario
anonimo composto da 33
domande e somministrato
a un campione di ragazzi
di età compresa tra i 14 e i
19 anni afferenti a tre scuole
del territorio: un Liceo
Scientifico, un Liceo Classico
e un Istituto Professionale
per i Servizi Sociali.
Su una popolazione studentesca
di 970 ragazzi frequentanti
le tre scuole citate,
è stato estrapolato un
campione statisticamente
rappresentativo di 100 unità.
Nello specifico il campione
è risultato costituito
da 73 femmine e 27 maschi,
di questi: il 26% di 15
anni; il 18% di 16 anni; il
17% di 17 anni e il 14% di
18 anni; sotto la voce “altro”
pari al 25% del totale
si trovano il 22% di 14 anni
e il 3% di 19 anni.
Sulla base dell’individuazione
degli indici predittivi
strettamente correlati
all’uso e abuso di sostanze
stupefacenti è stato
possibile tracciare un profilo
del rischio della popolazione
giovanile presa in
considerazione dalla ricerca.
È opportuno chiarire
che, sull’intero campione,
il 15% dei ragazzi che ha
dichiarato di aver fatto un
uso diretto di sostanze,
presenta in media 4,8 indici
predittivi. Questo ci fa
comprendere che più aumenta
la presenza di indici
predittivi più ci si avvicina
alla condizione di uso
abituale di sostanze stupefacenti
(ciò anche in linea
con i dati forniti dalla letteratura
scientifica sull’argomento);
inoltre questi dati
ci forniscono un’informazione
sull’attendibilità dello
strumento utilizzato.
Cinzia Caroli