18/05/2011
(questo articolo fa parte del numero di maggio - giugno 2011 di Famiglia Oggi). E' possibile abbonarsi al bimestrale cliccando qui.
Il dibattito contemporaneo sul fenomeno dell’uso e
abuso di droghe tra i giovani, mette in evidenza come
l’assunzione di queste sostanze, e in particolare
l’uso di alcool, sia ritenuta, in alcuni casi, una pratica
pressoché “normale”. Pertanto tali comportamenti non
possono più essere considerati come l’effetto di processi
di sviluppo di atti devianti, ma vanno interpretati all’interno
di un quadro adolescenziale complessivo. Alcuni
autori definiscono i comportamenti di uso di droghe
come dei compiti di sviluppo, seppur disfunzionali, che
un soggetto in crescita ha, di fatto, a disposizione per risolvere
situazioni che avverte come problematiche.
Il fenomeno della tossicodipendenza oggi assume
tratti preoccupanti e sempre più allarmanti per chi si occupa
di educazione. La fascia di età di chi sperimenta la
prima sostanza si abbassa vertiginosamente e ciò pone
in evidenza un’emergenza pedagogica che in primo luogo
è di tipo conoscitivo. Diviene importante approfondire
le caratteristiche di un fenomeno in continua evoluzione
e cambiamento. Tale fenomeno sta cambiando
forma e la stessa figura del tossicodipendente nella percezione
sociale e nell’immaginario collettivo si va modificando:
siamo di fronte non più al ragazzo vittima di sostanze,
fondamentalmente eroinomane e ai margini di
una società; sempre più spesso ci si imbatte in ragazzi
ben integrati e perfettamente inseriti anche nel contesto
lavorativo e sociale, i quali fanno uso di cocaina e
hanno un’immagine “pulita”, dichiarando di assumere
sostanze per stare meglio con sé stessi e con gli altri (ciò
pone in evidenza il grande vuoto esistenziale in cui i nostri
ragazzi sono immersi, stretti nella morsa della noia
da un lato, e della volontà di trasgredire e rompere una
monotonia difficilmente sopportabile).
Cinzia Caroli