15/03/2012
Partendo da questi presupposti
abbiamo concretizzato
un progetto terapeutico,
il “Progetto Tartaruga”,
presentato il 12
novembre 2011 al Palazzo
dei Congressi di Roma
nell’ambito del convegno
“Autismo infantile. La
centralità della diagnosi
precoce per un progetto
terapeutico mirato”, alla
presenza di circa duemila
operatori (è a disposizione,
sul sito www.ortofonolo
gia.it, tutto il materiale
fornito al convegno, con
video degli interventi).
Il “Progetto Tartaruga”,
nato per rispondere
(in regime di convenzione)
alle esigenze terapeutiche
dei bambini con diagnosi
di autismo e per supportare
le famiglie, ha
l’obiettivo di coniugare
un’interpretazione psicodinamica
dei comportamenti
del bambino autistico
con una lettura cognitiva
delle sue abilità e competenze.
Il nostro approccio
terapeutico viene definito
psicodinamico e non
psicoanalitico, per l’importanza
che attribuiamo,
sia in senso teorico
sia come strumento tecnico,
all’utilizzazione del
corpo e all’interazione diretta
con il bambino.
Trattandosi di un disturbo
che interviene precocemente
e che riguarda
tutte le aree dello sviluppo,
riteniamo che l’obiettivo
primario sia quello di
lavorare sulle componenti
sensoriali, integre ma
non integrate tra loro,
per attivare nel bambino
quel processo di sintonizzazione
degli stati affettivi
che risulta deficitario e
che costituisce, invece, un
elemento imprescindibile
per qualsiasi interazione
con l’altro. Come già anticipato,
le principali difficoltà
del bambino con un
disturbo autistico riguardano
la comunicazione, e
ciò rende davvero complessa
qualunque forma
di interazione, vanificando
o rendendo poco efficaci
gli strumenti terapeutici
messi in campo.
Una delle principali difficoltà
nella ricerca di strategie
terapeutiche è da attribuire,
oltre che alla specificità
del problema, alla
notevole differenza esistente
tra i bambini inquadrati
nella stessa categoria
diagnostica. Un’altra
criticità, superata in parte
solo negli ultimi anni, riguarda
la difficoltà a utilizzare
degli strumenti diagnostici
con bambini la
cui principale carenza afferisce
proprio all’interazione.
Infatti, nonostante
siano ormai a disposizione
strumenti idonei a valutare
il bambino in assenza
di linguaggio verbale e
con una forte carenza
nell’interazione, permane
la difficoltà interpretativa
dell’esaminatore legata
ai momenti di isolamento
che possono essere attivati
dal contesto diagnostico.
L’osservazione libera
del bambino in un contesto
ludico e dell’interazione
con i genitori costituiscono
uno strumento valutativo
imprescindibile per
un adeguato inquadramento
clinico che intenda
sottolineare non solo
le carenze ma anche le potenzialità
dell’individuo.
Non si sottolinea mai
abbastanza la necessità di
una valutazione che renda
ragione delle potenzialità
del singolo bambino,
al fine di costruire un progetto
terapeutico che risponda
alle sue reali necessità
e non a prescrizioni
generali riguardanti il
disturbo. La non adeguata
comprensione del problema
ha spesso dato l’avvio
a interventi, unilaterali
nei loro obiettivi, che si
sono posti di volta in volta
come la soluzione miracolistica
e che hanno creato
ulteriori confusioni sulle
strategie terapeutiche
adottabili. Mettendo insieme
risposte diversificate alle
varie manifestazioni del
disturbo, il “Progetto Tartaruga”
si è posto come
obiettivo primario la ricerca
di aree e campi di lavoro
che favorissero l’integrazione
delle varie componenti
dello sviluppo.
Per tutti i bambini inseriti
nel “Progetto Tartaruga”,
infatti, è previsto un
percorso terapeutico personalizzato,
in seguito a
un attento studio del singolo
caso e dopo una valutazione
attraverso strumenti
standardizzati quali
l’Ados-G, il Cars e la Leiter-
R, e una serie di osservazioni
compiute in vari
contesti, atte a verificare
lo sviluppo cognitivo, linguistico,
espressivo e ricettivo,
la capacità organizzativa
e adattiva, il gioco funzionale
e simbolico, il grafismo,
il gesto di indicare,
lo sviluppo psicomotorio,
emotivo e sociale, la comprensione
degli stati mentali
ed emotivi, la consapevolezza
di sé e la percezione
sonora.
Il tetto di pazienti presi
in carico all’interno del
“Progetto Tartaruga” attualmente
raggiunge i 135
soggetti, anche se nel corso
dell’anno molte altre famiglie
si rivolgono al nostro
servizio di diagnosi e
consulenza per una valutazione
neuropsicologica e
psicodiagnostica aumentando
notevolmente il numero
dei bambini esaminati
con gli stessi parametri.
Magda Di Renzo,
Federico Bianchi di Castelbianco