13/07/2012
Il disagio mentale
non è a carico
del solo paziente che
ne soffre. Il suo peso
viene condiviso
con la famiglia.
La comunità,
invece, nonostante
i progressi legislativi
compiuti negli ultimi
trent’anni, si mostra
ancora restia
ad accettare
serenamente una
simile condizione.
Uno sguardo lucido
e attuale aiuta
a fare chiarezza.
Idisturbi psichici gravi rappresentano una categoria
diagnostica che comprende diverse patologie
caratterizzate da alterazioni del pensiero,
della sfera emotiva e del comportamento, con conseguente
riduzione significativa del funzionamento
psicosociale in termini anche di disabilità.
I soggetti affetti da tali disagi spesso devono affrontare
molte difficoltà nello svolgimento delle attività
della vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali
e familiari; inoltre, con una certa frequenza, si
assiste alla progressiva incapacità, per questi individui,
di mantenere un’attività lavorativa. Tale condizione
si riflette sia sul piano della salute psico-fisica
individuale sia su quello familiare, sia a livello socioeconomico.
Sono patologie che si presentano con
un’elevata frequenza nella popolazione generale e
colpiscono tutte le fasce d’età. I dati epidemiologici
evidenziano come in un anno tra il 20% e il 25% della
popolazione generale si presenti almeno un disturbo
psichiatrico clinicamente significativo.
I risvolti conseguenti a tali episodi variano a seconda
del disturbo psicopatologico: si passa da un
impatto trascurabile, nelle malattie lievi, fino all’instaurarsi
di veri e propri deficit nel funzionamento
della vita quotidiana nei disturbi più gravi.
Flaminia Alimonti, Luigi Guerriero, Luigi Janiri