27
feb
Un pellegrino in viaggio verso Santiago di Compostela
È una frase abusata ma assolutamente vera e giova quindi ripeterla: il viaggio è metafora della vita. Da Sulla strada di Jack Kerouac, manifesto della generazione beat a La strada, romanzo post-apocalittico di Cormac McCharhty passando per il film La strada di Federico Fellini, viaggio nell’Italia contadina degli anni Cinquanta. Con la nostra immaginaria macchina del tempo passiamo a volo d’uccello sopra i viaggiatori del Grand Tour del Settecento, le grandi rotte degli esploratori intercontinentali del Cinque-Seicento, i pellegrinaggi medioevali sulla via Francigena e Romea del Medioevo, o sul cammino di Santiago. Fino alle grandi e misteriose migrazioni di popoli, dalla rotta di san Brendano nel VI secolo dall’Irlanda all’America al viaggio del Kon-tiki, dal pacifico al Sud America.
Se poi scaviamo nel mito troviamo il viaggio di Ulisse oltre le colonne d’Ercole ricordato nell’Inferno di Dante Alighieri, grande poeta e viaggiatore dello spirito. E Orfeo, poeta e cantore che viaggia nel regno dei morti per incontrare la sposa Euridice.
La vita è un viaggio, a piedi o in automobile che sia. Utilizzando uno slogan biblico potremmo scrivere sul camper o sulla nostra roulotte con cui andiamo in vacanza: Non abbiamo quaggiù un fissa dimora. I senza fissa dimora, gli homeless che vivono sulla strada come chiunque al mondo è in difficoltà. Anche noi homeless, senza fissa dimora per qualche mezzora, quando la nostra auto ci abbandona in panne sul ciglio della strada.
Dunque viaggiare ha mille significati e sfumature. Oggi si viaggia perlopiù per lavoro o per piacere ma rispetto al passato il viaggio è sicuro e non rappresenta più quel rischio che faceva chiedere ai pellegrini medievali la benedizione prima di partire. Ogni viaggio, oggi come ieri, sottopelle ha il presentimento di poter esser l’ultimo viaggio. Ma vale la pena tentarlo perché, come insegnano i cinesi: chi viaggia vive due volte.
Alfredo Tradigo
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27 febbraio 2013 - Commenti
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24
feb
"La scrittura cresce con chi la legge."
Gregorio Magno
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24 febbraio 2013 - Commenti
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23
feb
"Dimmi quello che leggi e ti dirò chi sei, è vero; ma ti conoscerei meglio se mi dicessi quello che rileggi."
Francois Mauriac
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23 febbraio 2013 - Commenti
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22
feb
"Quando un uomo sente il mondo farsi oscuro attorno a lui, legge un libro e vede un altro mondo."
Shmuel Y. Agnon
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22 febbraio 2013 - Commenti
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21
feb
"Non è sapiente chi ha letto molto, ma chi ha letto bene."
Xavier de Maistre
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21 febbraio 2013 - Commenti
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20
feb
"Altri menino vanto delle parole che hanno scritto; il mio orgoglio sta in quello che ho letto."
Jeorge Luis Borges
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20 febbraio 2013 - Commenti
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20
feb
Giotto. Ezechiele riceve in un libro le parole da riferire al Suo popolo. Padova, Cappella Scrovengi (immagine Scala)
Prendi il libro e mangia! Mai parola fu detta più lapidaria e sconvolgente sulla lettura. Il testo dell’Apocalisse prosegue: questo piccolo libro in bocca ti sarà dolce come il miele ma poi sarà amaro nelle tue viscere. L’Angelo parla in visione all’evangelista Giovanni così come molti secoli prima aveva fatto con Ezechiele che riceve dal cielo un rotolo da mangiare che è dolce come miele al palato, ma contiene messaggi profetici duri e sconvolgenti per il popolo d’Israele.
Entrambi questi esempi ci dicono con il linguaggio simbolico tipico della cultura semita come la parola di Dio più che letta vada ricevuta e meditata (masticata, “ruminata” dicevano i Padri) nel proprio cuore. Maria, non ha scritto una riga della sua esperienza unica e sconvolgente di essere Madre di Dio ma, come ricorda san Luca, “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Di un buon lettore si dice: è uno che i libri se li divora. In Italia per la verità c’è più gente che scrive che gente disposta alla fatica della lettura. Se ne lamentava già agli inizi dell’Ottocento Giacomo Leopardi. Del resto le librerie straboccano di libri invenduti e le biblioteche domestiche di libri non letti. Occorre però sapere scegliere tra tanta offerta di lettura cosa leggere e soprattutto come leggere perché le letture portino frutto nella nostra vita. E come diceva Leonardo da Vinci: “Non v’è saper sanza lo ritener”.
Alfredo Tradigo
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20 febbraio 2013 - Commenti
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19
feb
"L'uomo, creato a immagine di Dio, mediante il suo lavoro partecipa all'opera del Creatore."
Giovanni Paolo II
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19 febbraio 2013 - Commenti
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18
feb
"Ciò che rende lieta la vita non è fare le cose che ci piacciono, ma trovare piacere nelle cose che dobbiamo fare."
Wolfgang Goethe
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18 febbraio 2013 - Commenti
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17
feb
"Fà non quello che ti piace, ma quello che ti piacerà aver fatto."
Jacques Deval
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17 febbraio 2013 - Commenti
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16
feb
"Il vero compenso non è ciò che il lavoro ci permette di guadagnare, ma ciò che esso ci permette di diventare."
John Ruskin
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16 febbraio 2013 - Commenti
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15
feb
"Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno, ma mi piace quello che c'è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi."
Joseph Conrad
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15 febbraio 2013 - Commenti
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14
feb
"Se vuoi essere felice per un anno, vinci alla lotteria. Se vuoi essere felice per sempre, ama quello che fai."
Mary Higgins Clark
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14 febbraio 2013 - Commenti
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13
feb
Vincent Van Gogh, Il mietitore (1889) Londra, Collezione Privata (immagine Scala)
Solo un grande artista come Vincent Van Gogh (1853-1890) poteva comunicarci in modo così semplice e diretto la bellezza del lavoro, anche quello faticoso dei campi. Non sempre però i lavori più umili erano visti così. Per i greci il lavoro materiale era considerato inferiore e riservato agli schiavi, mentre i saggi si occupavano delle cose spirituali. L’apostolo Paolo rovescia questa logica e dà per primo l’esempio della dignità del lavoro umano, anche materiale, continuando a esercitare la sua professione di fabbricante di tende nonostante potesse vivere dei proventi della sua missione. Paolo così scrive ai Tessaloncesi: “Chi non vuole lavorare neppure mangi!”.
Con il cristianesimo ogni tipo di lavoro umano acquista dignità e san Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo occidentale, propone uno stilemi vita basato sull’equilibrio tra preghiera e lavoro riassumendolo nel motto: Ora et labora.
Qualsiasi lavoro, anche il più umile, non solo serve per vivere ma è espressione dell’individuo, della sua personalità. Il lavoro esprime la nostra sete di felicità e compimento e, come ebbe a scrivere un grande educatore di giovani come don Luigi Giussani, “Il lavoro è l’espressione del nostro essere”.
La parola lavoro si coniuga con la parola felicità. Il lavoro non è solo utile ma deve produrre quella bellezza e quella felicità che il nostro cuore desidera. Il nostro cuore è fatto per l’infinito e trova appagamento nella bellezza che ci infiamma come scrive il poeta polacco Cyprian Norwid: “La bellezza è per entusiasmare al lavoro, il lavoro è per risorgere”. E questo è anche il senso del Mietitore di Van Gogh.
Alfredo Tradigo
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13 febbraio 2013 - Commenti
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13
feb
"La dignità non è nel lavoro ma nella persona che lo compie."
Gianfranco Ravasi
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13 febbraio 2013 - Commenti
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