11/11/2011
Antonio Cicatralà, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Pubblicità ingannevole nei materiali divulgativi delle banche private che consentono la conservazione “personale” del cordone ombelicale: così si è espresso l’Antitrust a seguito della richiesta di ADOCES, la Federazione italiana delle Associazioni Donatori Cellule staminali, di controllare l’esattezza delle informazioni riportate nell’invito ai futuri genitori di conservare, a pagamento, il cordone nei propri laboratori. Perché è ingannevole, dunque, proporre questo gesto in nome della tutela della salute del futuro nascituro? Nel recente Rapporto ADOCES 2011, come del resto la letteratura scientifica mostra da tempo, le motivazioni sono chiare. «Per convincere i genitori a consegnare loro il sangue del cordone dei figli, le banche private si servono di strategie che consistono nel cambiare o camuffare l’oggetto della controversia, cosicché possa apparire interessante e accettabile una proposta altrimenti insostenibile», spiega Licinio Contu, presidente ADOCES e genetista di fama internazionale. «Conservare per sé il sangue del cordone di neonati sani per eventuali futuri usi terapeutici, fatto passare come ‘assicurazione biologica’ per i figli, è una scelta infondata e inutile, che deve essere sconsigliata, dalle Istituzioni, dalla Rete delle banche pubbliche, dalle Associazioni di volontariato, e dai Centri trapianto che operano in Italia. Le altre tipologie di raccolta e di conservazione del sangue cordonale che sono utili ai malati sono tutte ammesse ed erogate gratuitamente, come livelli essenziali di assistenza, nelle strutture accreditate del Sistema Sanitario Nazionale».
A livello scientifico i dati non sono a favore, infatti: è bassa la probabilità di utilizzo del sangue conservato, un bambino su 75.000-100.000. Non solo: in alcuni casi le alternative possibili, come la donazione del midollo o l’utilizzo di cellule conservate nelle banche pubbliche, sarebbero migliori, perché mutazioni preleucemiche possono essere presenti nel sangue del cordone di bambini che poi sviluppano leucemia. L’uso di cellule proprie non ha infatti alcuna utilità né nella cura di malattie genetiche - le cellule cordonali proprie del paziente hanno lo stesso difetto responsabile della malattia - né, appunto, per le leucemie o altri tumori perché, in questo caso, le cellule proprie del paziente non sono in grado di distruggere i bersagli tumorali.
I messaggi illusori, motivati dagli interessi economici in gioco, devono dunque essere impediti in quanto ostacolo a quella cultura della solidarietà che ha permesso di salvare molte vite grazie al trapianto da donatore estraneo compatibile rinvenuto nelle banche dati consultabili a tutti. Se i campioni di sangue cordonale vengono conservati nelle banche commerciali, non sono disponibili per altre persone che ne potrebbero aver bisogno. ADOCES è impegnata da anni nel diffondere una corretta informazione circa le reali possibilità di utilizzo del sangue cordonale e nel sostenere la donazione solidale. Vale la pena ricordare la recente audizione al Parlamento Europeo (15 marzo 2011) del Comitato Italo-francese per il buon uso del sangue cordonale promosso da ADOCES, durante la quale è stato chiesto che l'utilizzo del cordone venga adeguatamente regolamentato in Europa per limitare, se non impedire, ‘la deriva mercantile’ generata dal business privato. «L'auspicio di ADOCES» - ha concluso Contu - «è che vengano stabilite regole certe con opportune sanzioni per coloro che non rispettano le disposizioni che le leggi italiane prevedono in relazione alle attività di raccolta, trasporto, processazione, conservazione e rilascio delle unità di sangue».
Alessandra Turchetti