10/11/2010
Essere casalinghe. Ancora oggi, ad ascoltare le esperienze raccontate
alla Conferenza nazionale per la Famiglia di Milano, rappresenta per
molte donne una scelta esplicita, fatta per amore della propria
famiglia. Per altre, invece, è una scelta forzata soprattutto quando,
ancora giovani, si è usciti dal mondo del lavoro al primo figlio e non
si riesce più a rientrare. Ma, quanto al riconoscimento pubblico per il
ruolo sociale da esse svolto, non se ne parla neppure.
Camilla Occhionorelli, vicepresidente del Movimento italiano
casalinghe, appartiene anche alla commissione pari opportunità della
Regione Lombardia. «Si parla tanto di lavoro: ma è “lavoro” solo quello
che si svolge fuori dalle mura di casa o anche quello fatto, giorno dopo
giorno, in casa? Per molte di noi è una scelta lavorativa, simile in
tutto a quella della donna che vuole fare l’architetto o l’avvocato».
Già, c’è chi fa una precisa scelta di vita, quella, come dice la donna
«di curare il proprio nucleo familiare, di avere relazioni serene e meno
soggette alla fretta con il marito, con i figli e, magari, di dare pure
una mano ad altri nuclei familiari vicini che ne hanno bisogno:
genitori dei coniugi, altre famiglie, persone malate». Insomma, un ruolo
di assistenza che lo Stato riconosce solo molto parzialmente.
Le richieste del movimento allo Stato vanno in diverse direzioni:
«Chiediamo che la legge sugli infortuni domestici sia modificata e che
preveda che, in caso di infortunio grave, venga dato un contributo
giornaliero per l’assistenza: consideri che questo oggi ci viene
riconosciuto per legge solo in caso di invalidità del 27%, mentre per
gli altri lavoratori l’indennità è riconosciuta con l’invalidità
dell’11%. Ma chiediamo anche che la pensione di reversibilità al momento
della morte del marito non venga ridotta, come accade oggi, del 40%:
questo significa cambiare drasticamente le condizioni di vita della
vedova, perché spesso è costretta a grandi cambiamenti come, ad esempio,
il dover cambiare casa perché quella vecchia costa troppo». La
richiesta parte da una considerazione semplice: «Il nostro ruolo sociale
in favore della famiglia è grande anche se invisibile alle
statistiche».
Stefano Stimamiglio