"Serve una nuova classe di politici cattolici"

Mario Sberna, presidente dell'Associazione famiglie numerose: "Il governo non giri intorno alle sue questioni interne o personali, ma vada incontro alle esigenze vere delle famiglie".

11/11/2010
Mario Sberna con la sua famiglia (BEVILAQUA).
Mario Sberna con la sua famiglia (BEVILAQUA).

Mario Sberna, Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, era a Milano insieme ad altri 15 genitori dell’associazione per partecipare alla Conferenza nazionale sulla famiglia. Sposato con Edle, 6 figli (di cui 3 adottati), è qui per chiedere equità fiscale, per, come dice lui «rimuovere le iniquità che si abbattono come macigni sulle mamme e papà delle famiglie numerose, lasciate sole a garantire il futuro della nostra società».

     Le Famiglie numerose non hanno presentato un documento proprio ma faranno sentire ugualmente la loro voce: «Non abbiamo un documento proprio perché ci riconosciamo pienamente nel documento del Forum delle Associazioni familiari. All’interno dei gruppi di lavoro faremo comunque valere le nostre difficoltà, quelle delle famiglie numerose rispetto a quelle non numerose». 

Sberna, del Libro Bianco presentato dal Ministro Sacconi l’anno scorso cosa è stato realizzato?
«Il Libro Bianco disegna e auspica una forma di società che non è stata realizzata. Si continua a ribadire sempre gli stessi concetti ma invano. Il Libro prometteva ad esempio una riforma fiscale e invece non abbiamo visto niente. Tremonti, dal canto suo, aveva promesso che quanto recuperato dal fisco in occasione dell’ultimo scudo fiscale che superasse la soglia dei 3 miliardi di euro sarebbe stato destinato alle famiglie numerose e monoreddito. Ne sono stati recuperati 5,6. Ha visto qualcosa lei? Poi occorre dire che gli ammortizzatori sociali vengono spacciati dal governo come aiuto alla famiglia, invece sono interventi di fronte all’emergenza della crisi: i soldi destinati agli assegni familiari sono stati destinati alla Cassa integrazione e agli altri ammortizzatori».

Cosa rileva della relazione del sottosegretario Giovanardi?
«Ci aspettavamo che non ci dicesse ancora che occorre cambiare l’Isee ma che ormai l’avesse cambiata a favore dei nuclei più disagiati. In Francia, ad esempio, con il terzo figlio si pagano meno tasse, cosa che da noi non succede. In concreto siamo sempre lì: sempre meno soldi alle famiglie».

Che attese avete dalla Conferenza?
«Ci aspettiamo che il governo non giri sempre intorno alle sue questioni interne, ai suoi problemi personali o politici, ma che cominci ad andare incontro alle esigenze vere delle famiglie. Ci interessa solo l’articolo 31 della Costituzione che pone degli obblighi allo Stato riguardo alle famiglie numerose che sono ad oggi completamente disattesi. Vede, il problema della giustizia lenta, di cui oggi tanto si parla, riguarda 5 milioni di persone. Quello della famiglia almeno 35 milioni di individui: qual è l’urgenza secondo lei visto che le famiglie devono arrivare a fine mese, che la natalità crolla e che ancora licenziamo le mamme incinte?».

Avete ancora fiducia nella politica?
«Speriamo, come dice il Papa, in una nuova classe di politici cattolici, che abbiano vissuto e sofferto la vita vera della gente. Questi politici di oggi, francamente, non ci ispirano più molta fiducia. Siamo stanchi di demagogia e di populismo. Vogliamo gente che abbia vissuto la vita vera e non chi ha goduto da sempre dei privilegi della politica. Quanti politici, poi, hanno vissuto la bellezza del “per sempre” del matrimonio? Occorre testimonianza anche nella politica, a partire dal vivere la famiglia. Se avessimo tali politici non avremmo un fisco che oggi favorisce i finti separati e non chi ogni giorno vive la gioia ma anche la fatica di sbarcare il lunario ogni giorno nel matrimonio e con figli».

Stefano Stimamiglio
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