Nelle "banche" del latte materno

Scarsamente diffuse in Italia le banche del latte materno. Le donne sono poco informate della loro utilità per i prematuri. All'estero sono una realtà consolidata.

Elogio del latte umano

15/10/2012

L'appello in difesa del latte materno e della sua donazione alle banche del latte è stato lanciato durante l'XVIII Congresso nazionale della Società italiana di neonatologia, che quest'anno ha coinciso con la settimana mondiale dell’allattamento. Non sprecare il latte umano, quando è in eccesso, è come donare il sangue. Di sicuro, è un gesto di solidarietà che può salvare una vita. L'allattamento materno esclusivo per i primi sei mesi fa bene alla mamma e al bambino. In particolare, riduce del 36% il rischio di Sids (sindrome da morte improvvisa del lattante) e del 52% le possibilità che il bambino sviluppi la celiachia.

Altri vantaggi si riscontrano a favore degli apparati intestinale, respiratorio e neurologico, oltre che nella prevenzione di  patologie allergiche, asma, dermatiti, diabete mellito, obesità, e nell'effetto protettivo nei confronti della leucemia della seconda infanzia. I benefici diventano ancor più importanti nei nati pretermine –  50mila ogni anno – per i quali il latte materno equivale a una terapia salvavita. Ma a necessitare di latte naturale sono anche i bambini che hanno subito un intervento chirurgico o con malattie metaboliche.

Proprio per queste motivazioni sorgono le banche del latte umano, come una grande nutrice dei vecchi tempi che sopperisce a tutti quei casi in cui non è possibile attaccare il neonato alla mamma. Allattare al seno - in Italia lo fa solo il 65,4% delle donne in modo esclusivo – non fa bene solo al bambino: oltre ad accelerare la ripresa dalla gravidanza e dal parto, riduce il rischio di cancro della mammella e contribuisce al benessere psicofisico. La tendenza, oggi, è allo svezzamento precoce: il 69,4% delle donne allatta subito dopo il parto ma solo il 56,4%, il 9,6% e lo 0,9% continua a farlo rispettivamente dopo 3, 6 e 12 mesi.

«Numeri che – afferma il presidente del Sin Paolo Giliberti – denunciano l’esistenza di un duplice problema: da un lato la mancanza di informazione, dall’altro l’inadeguatezza, tuttora persistente, del sostegno alle donne in difficoltà con l’allattamento». Ribaltando la radicata abitudine nata negli anni ’60 di ricorrere al latte artificiale, considerata a lungo quale alternativa equivalente all’allattamento materno, i neonatologi invitano le neo mamme a stabilire un contatto a pelle con il neonato sin da subito dopo il parto.

«Compito di noi medici, ma anche delle istituzioni – continua Giliberti – è far comprendere alle donne l’importanza del latte materno per la salute del bambino e accompagnarle nelle difficoltà e nelle gioie dell’allattamento, garantendo loro la libertà, il tempo e le giuste modalità sin dal primo momento e una volta tornate al lavoro».    

Francesca Fiocchi
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