10/01/2013
Le proposte di Ai.Bi. si articolano in alcuni punti chiave:
1- Riforma culturale: dal “sine die” alla vera “temporaneità”. La durata massima dell’accoglienza familiare temporanea andrebbe limitata a 2 anni, prorogabili ad altri 2 solo in casi straordinari. Laddove sia chiara la non recuperabilità della famiglia d’origine, è preferibile non perdere tempo e dichiarare l’adottabilità del minore, che non deve mai pagare per gli errori degli adulti.
2-Riforma dell’iter: programmazione e chiarezza dei ruoli nell’affido familiare. Per ogni minore, va redatto un progetto di affido volto al risanamento del legame familiare; nel progetto, con il consenso e la condivisione della famiglia d’origine, devono essere già concordati gli obiettivi, i ruoli, le competenze, gli incontri e la durata della misura da disporre. Occorre inoltre fare chiarezza sul ruolo degli affidatari, che non è quello di genitori.
3-La gestione dell’Accoglienza Familiare Temporanea al privato sociale autorizzato: Ai.Bi. auspica un maggiore coinvolgimento del Terzo Settore attraverso la delega alla gestione del progetto di affido ad Enti appositamente autorizzati.
4-La chiusura delle Comunità educative entro il 31 dicembre 2017: tralasciando le strutture altamente specializzate, le comunità educative vanno chiuse come nel caso degli istituti, perché non sono gestite da figure genitoriali e funzionano in maniera analoga agli istituti stessi.
5-Il riconoscimento giuridico delle Case Famiglia: le case famiglia, gestite da coppie coniugate, devono essere disciplinate con legge nazionale per sancire la differenza sostanziale tra accoglienza familiare e assistenza in Comunità.
6-L’introduzione di nuove forme sperimentali di affido, la cui durata può variare da poche ore al giorno a 2 anni, da quello diurno solo part-time a quello residenziale fulltime, per rendere accessibile a tutti questa forma di accoglienza.
Benedetta Verrini