04/11/2011
I bambini vengono seguiti passo passo nel completamento della loro crescita. Qui durante un'ecografia.
La prematurità ha solo in parte cause ignote. Altre ragioni sono più oggettivamente identificabili, visto che i parti prematuri sono in aumento nelle popolazioni più industrializzate: «L’età media del primo figlio delle mamme è sempre più avanzata», spiega il dottor Mosca, «qui da noi in Mangiagalli, ad esempio, la media di età delle partorienti nell’anno 2010 è stata pari a 32-33 anni».
Altre motivazioni riguardano i modificati stili di vita delle giovani donne nel corso degli ultimi decenni: «Oggi la donna fa in genere una vita più stressante: lavora, fa carriera, fuma, beve… Certamente è una vita meno sana di un tempo». Infine, una terza causa, anch’essa in crescita: «Le tecniche di procreazione medica assistita producono spesso parti plurimi, anche trigemini. Per esempio da noi abbiamo una percentuale di parti gemellari pari al 4-5% dei nati, un dato clamorosamente alto, pari a 4-5 volte la media nazionale». Quali patologie, poi, sviluppano questi bambini?. «Le patologie dei neonati prematuri sono legate allo sviluppo degli organi interni», risponde il primario. «Non essendo ancora completamente formati rischiano di non funzionare bene. Fra gli organi più a rischio ci sono senz’altro i polmoni, quelli più importanti perché assolutamente vitali. Ma anche in questo campo sono stati fatti negli ultimi anni progressi molto importanti per permettere la sopravvivenza dei neonati».
Come e forse più che per gli adulti, anche in un reparto di rianimazione neonatale la lotta fra la vita e la morte presenta casi al confine tra l’accanimento terapeutico e la cura. «Il dubbio sul “se” e sul “come” il bambino sopravvivrà si pone talvolta nella scelta del medico, che deve o meno attivare certe cure, anche molto pesanti, intrusive, su questi corpicini inermi». La decisione qui spetta ai genitori, a cui il medico deve la giusta assistenza, che va ben oltre la parte più tecnica: «I genitori devono essere guidati nelle loro scelte, soprattutto quando il bambino ha patologie molto gravi. Qui il ruolo del medico è fondamentale, non sempre infatti il genitore ha la freddezza e, tanto meno, le competenze necessarie per prendere la decisione più giusta».
Stefano Stimamiglio