14/10/2010
Meglio tardi che mai. L’Italia tra i Paesi dell’Europa occidentale
arriverà buona ultima nell’istituire il congedo di paternità
obbligatorio. Molti sono infatti gli Stati del Vecchio Continente in cui
il permesso parentale pagato è un diritto acquisito.
Il Paese che per primo s’è dato una legislazione ad hoc ispirandosi
decisamente al principio del congedo “paritario “ tra i sessi è, come
sempre, la Svezia. Dal 1995, la legislazione del Paese scandinavo
prevede, infatti, 13 mesi di congedo retribuito (all’80 per cento dello
stipendio) ripartiti tra mamma e papà, fino all’ottavo anno d’età del
figlio. Dei 13 mesi, due devono essere utilizzati d’obbligo da ciascun
genitore. Agevolazioni ci sono anche nell’orario di lavoro che può
essere più flessibile. Risultati? Il tasso di natalità è salito oltre
la media europea; il tasso d’occupazione femminile è maggiore di quello
dell’uomo e oltre l’85 per cento dei padri svedesi sfrutta il permesso e
decide di rimanere in casa e affiancare la moglie nell’accudire il
neonato.
In Francia sono 11 i giorni di paternità “obbligatoria”, mentre in
Portogallo sono sette. In Spagna le giornate retribuite dal datore di
lavoro si riducono a quattro, ma i neopapà possono usufruire di altri 30
giorni a casa, facoltativi. In Germania, Gran Bretagna e Portogallo il
permesso è fissato dalla legge a tre giorni.
Le prospettive, comunque, in Europa sono di una rapida diffusione
di questo istituto previdenziale. Una direttiva europea (2010/18 del
marzo scorso) impone, infatti, agli Stati membri di conformare entro il
2012 le proprie normative in questa materia. Sarà il passo decisivo
verso le “pari responsabilità” genitoriali?
Dossier a cura di Rosanna Biffi e Alberto Laggia