Oratori estivi, giocare per credere

In questi giorni gli oltre seimila oratori italiani accolgono un milione e mezzo tra bambini e adolescenti. Conferme e novità di quest’appassionante sfida educativa.

Dillo con canti e balli, l'importanza degli inni

28/06/2012
Gigi Cotichella. Foto di Paolo Siccardi/Sync.
Gigi Cotichella. Foto di Paolo Siccardi/Sync.

Su YouTube se ne trovano molti: un armonico intreccio di musiche, parole, sottotitoli, gesti. Sono gli inni degli oratori estivi 2012. C’è quello milanese, PassParTù, parola composta e inventata che richiama esplicitamente il passepartout, la chiave che apre molte porte, andando, però, oltre perché PassParTù prefigura anche un percorso che dall’“io” conduce al “tu”, cioè al prossimo, attraverso un rapporto fatto di dialogo e di rispetto.



Quindi, ecco Zakar, memorie di futuro, la ricerca del significato ultimo dell’esistenza contro le varie amnesie che portano a dimenticare chi siamo, un lavoro della cooperativa Oragiovane, nata nel mondo salesianodel Triveneto. Non manca Davvero elementare, l’inno della diocesi di Bologna ispirato al bisogno di indagare senza fermarsi alle apparenze, in stile Sherlock Holmes. E c’è quello piemontese, ma con respiro nazionale, Tutti per tutti.



«La voce solista è mia», confida Gigi Cotichella,39 anni, che definisce sé stesso “educanimatore”, na persona cioè la cui sfida professionale è saper coniugare l’arte del far divertire con quella del far riflettere. Nato e cresciuto a Torino, sposato, due figli, presidente della cooperativa Animagiovane e direttoredell’area educativa dell’Ldc, Cotichella è un personaggio noto a chi frequenta gli incontri di pastorale giovanile, a partire dalle Gmg.

«Gli inni nascono da una manciata di parole musicabili e da un pugno di accordi», spiega.«Pian piano prende corpo l’intera canzone,arricchita da passi e da gesti. I generi variano,si va dal country al rap, dal gospel ai ritmisudamericani». «Una quarantina d’anni fa c’erano i “bans”», puntualizza Cotichella, «ovvero i motivi cantanti senza l’aiuto di nessuno strumento, tipo Laurenzia o Stendi i panni. Riprendevano una tradizione antica, in cui figurava, ad esempio, La bella lavanderina. Oggi dominano le basi musicali. Ma gli inni mantengono inalterata l’anima dei “bans"».


«Chi educa è colui che li propone non lo stereo che li amplifica», conclude Cotichella.
«Si tratta di puro divertimento sebbene facciano capolino concetti importanti. Non ci sono vincitori né vinti. Si sorride della propria fisicità, magri e grassi, alti e bassi, tutti insieme. I tratti dominanti sono ironia eautoironia. Senza esagerare».

Alberto Chiara

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