28/06/2012
L'oratorio estivo della parrocchia di San Barnaba, a Mirafiori Sud, periferia di Torino. Foto Paolo Siccardi/Sync.
Federica compie 18 anni domani. Studia in un Istituto tecnico economico statale. Nel 2013, di questi giorni, dovrà sostenere l’esame di maturità. Quest’anno, no. Fa l’animatrice in una parrocchia dal nome lunghissimo, San Barnaba e Visitazione di Maria Vergine, e dal cuore antico, essendo la più vecchia di Mirafiori Sud, periferia acciaccata di Torino, a due passi dagli stabilimenti Fiat. Non sono ancora le 10 e gli 85 iscritti all’Estate ragazzi hanno già ballato l’inno e qualche “bans”. Ora si prega.
È stato appena letto il brano in cui Matteo racconta il mandato di Gesù ai discepoli: «Predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitatei morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamentedate. Entrando in una casa, rivolgeteleil saluto». «Avete mai notato che il segnodella pace genera il sorriso?», chiede Federica cui, oggi, spetta commentare la pagina evangelica. Ci si dà il cinque, a mani aperte, proprio sotto il grande crocifisso. Al termine della preghiera, tutti fuori fino a pranzo. E poi, ancora, attività e giochi.
«Ogni giorno si replica», sorride il parroco, don Giovanni Donalisio, 74 anni, sacerdote dal 1963: «Bambini e adolescenti arrivano entrole 8.30 e se ne vanno alle 17. Cerchiamo ditrasformare in opportunità educativa la possibilitàofferta alle famiglie di lasciare i loro figliin un posto sicuro».
L'oratorio estivo della parrocchia di San Barnaba, a Mirafiori Sud, periferia di Torino. Foto Paolo Siccardi/Sync.
All’oratorio estivo di San Barnaba s’impegnano una ventina tra animatori e aiuto animatori. «Ma
ci sono anche 7 nonne che cucinano pasta o riso, compresa la veterana,
Antonietta, 86 anni. Più qualche nonno che si rende disponibile a farel
avori di ordinaria manutenzione delle strutture usate», spiega Mario De Santo, 67
anni, un dipendente Fiat in pensione, responsabile
dell’oratorio.
Che precisa: «L’iscrizione
costa 20 euro; la frequenza settimanale, 35. Si
tenga presente che a ogni pranzo vanno via
almeno 12-13 chili di pasta e talvolta anche
di più, dipende dall’appetito».
Le attività legate all’animazione e alla formazione,
invece, sono coordinate da Barbara
Celia, 28 anni, una laurea in Giurisprudenza
conseguita anni fa, l’orale per diventare avvocato
in autunno e una seconda laurea, in Scienze
politiche, vicina al traguardo («Mi mancano
4 esami e la tesi, ho scelto l’indirizzo che prepara
all’impegno sociale»).
«Il tema scelto è la
mondialità», spiega Barbara. «Ciò significa
ragionare sull’identità e sull’incontro con altre
culture. Nella prima settimana, dedicata
all’America del Nord e a quella del Sud, ci siamo
soffermati sul senso del viaggio, dell’andare.
Durante la seconda, i riflettori puntati
sull’Europa, abbiamo parlato soprattutto di legalità,
visitando anche una caserma della Polizia
di Stato. La terza, tema l’Asia, è dominata
dalla curiosità. Infine, con l’Africa, rifletteremo
sulla condivisione».
Barbara ha alle spalle esperienze forti. Tra
il 2007 e il 2010 ha trascorso mesi in Brasile,
in Nigeria e in Etiopia, animando realtà giovanili
in lebbrosari, slum, orfanotrofi e sperduti
villaggi. «Gli animatori si sono preparati
da Pasqua in poi, prendendo parte a momenti
formativi», conclude Barbara Celia. «Far divertire
i bambini, inducendoli a pensare,
non è una cosa che s’improvvisa. Ricorriamo
a tutti i linguaggi possibili: quello della musica,
quello della danza, quello del gioco, ma
anche quello del teatro e della manualità, costruendo,
ad esempio, oggetti con la pasta di
sale. Infine, non dimenticherei i momenti
delle gite, da un rinfrescante tuffo in piscina
alla biciclettata lungo il Sangone».
Alberto Chiara