Per combattere il pregiudizio sui Rom

Sono molte le famiglie rom che, in questi anni, hanno fatto il possibile per uscire dalla povertà e dall'esclusione. Alcune donne raccontano come hanno combattuto per i loro figli..

Alina: i miei figli come i bambini italiani

22/02/2013

Sono una ragazza rom dalla romania, ho ventinove anni, sono sposata e ho quattro figli. sono arrivata in italia dieci anni fa pensando di trovare una soluzione migliore per la mia vita; in romania c’era e c’è tanta povertà. Quando io ero bambina in romania abbiamo visto cosa significa essere poveri e stare male: non voglio che i miei figli conoscano questo. anche in romania eravamo vittime di pregiudizi e razzismo. Ho portato i miei figli in Italia proprio perché spero che loro non vivano questa situazione. Il mio sogno era: trovare un lavoro, una casa per vivere meglio con mio marito e i miei figli. purtroppo quando sono arrivata in Italia il mio sogno  è un po’ cambiato.

Che cosa ho incontrato quando sono arrivata in italia? 

Abbiamo fatto tanti sacrifici anche quando eravamo appena arrivati. Ho vissuto in un campo per cinque anni, senza corrente elettrica, senza acqua, senza scuola per i miei bambini. Che cosa ho pensato in quel momento quando ho visto questa situazione esasperata? Ho pensato che così, cioè nel campo, non si poteva vivere anche perché era pericoloso per la salute dei miei figli.

In quel periodo sono rimasta al campo anche perché non avevo altre possibilità; inoltre il fatto di essere rom mi ha chiuso tutte le porte: il lavoro, la scuola, i diritti più elementari ci erano negati solo perché siamo rom. Da tutte le parti abbiamo visto nei nostri confronti segnali di sospetto e di diffidenza, alcune volte anche di rifiuto.

Dopo questo periodo difficile ho conosciuto don Massimo Mapelli, don Virginio Colmegna e la Casa della carità. L’incontro con queste persone e con l’esperienza di casa della carità ha cambiato un po’ la nostra situazione. abbiamo collaborato due o tre anni, grazie a loro ho trovato un lavoro, i miei figli frequentano regolarmente la scuola e spero davvero che il loro futuro sarà migliore rispetto a quello che la mia generazione ha vissuto. spero che i miei figli possano vivere la loro infanzia come i bambini italiani; non vorrei che anche loro fossero costretti a fare quello che abbiamo fatto noi: chiedere l’elemosina, vivere in un campo…

Adesso i miei figli hanno i tempi della giornata impegnati come tutti i bambini italiani: svegliarsi, andare a scuola, tornare a casa, fare i compiti, ecc.. Spero che anche nei diritti e nei doveri i miei bambini siano guarati e trattati come i figli delle famiglie italiane. Vorrei che crescessero in una casa, insieme con tutta la famiglia; mi piacerebbe che i miei figli con i compagni avessero un ottimo rapporto: non solo a scuola ma anche nel tempo libero.

Sarebbe bello che loro venissero qualche volta da noi e i miei figli da loro; così anche noi genitori potremmo diventare amici dei genitori dei loro compagni. Questo scambio diventa un buon esempio anche per le altre famiglie rom che vivono al campo e gli fa capire che non devono più avere paura degli altri, ma alzare la testa e migliorare la loro condizione.

Ai miei figli non dovrebbe mai mancare ciò che serve per crescere bene: l’amore e l’armonia della famiglia, e tutto ciò che è necessario per vivere dignitosamente. Però c’è ancora qualche disguido: il razzismo non è del tutto superato perchè molti ancora credono che tutti i rom siano ladri, fannulloni e pericolosi. non è così: molti rom vogliono trovare una sistemazione per la vita delle loro famiglie ma vengono rifiutati o ostacolati proprio perché sono rom.

Io stessa sto lavorando con un regolare contratto presso la cucina di Casa della carità. questa conquista mi fa andare ancora più avanti e conferma il mio progetto di una casa con la mia famiglia e una vita “normale”. Per poter realizzare questo progetto è necessaria la fiducia delle persone che intendono aiutarci e mi piacerebbe che anche altre famiglie rom potessero vedere che è possibile una vita migliore e soprattutto un futuro migliore per i nostri figli.

Mi piacerebbe un giorno fare anche un altro lavoro, migliore di quello che ho adesso; mi piacerebbe aiutare tutti i rom che hanno perso la fiducia e fargli capire che invece ci si può integrare dal punto di vista scolastico, lavorativo, sociale. Se sono arrivata fino a qui è grazie anche al percorso che casa della carità mi ha aiutato a fare. Spero che i miei figli siano giudicati per quello che sono adesso, grazie anche alle fatiche che stiamo facendo giorno per giorno: la nostra battaglia contro i pregiudizi è cominciata da tanto tempo. Speriamo che i nostri figli possano continuare per questa strada.

 Alina

Chiara Pelizzoni
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