19/10/2012
Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana (Foto Rossetti).
«In questi ultimi tre Governi siamo passati dal Ministero per la famiglia al Sottosegretariato per la famiglia per arrivare alla semplice delega per la famiglia. La famiglia, nei fatti perché a parole si fanno tante promesse, per i politici conta davvero poco. Non è in cima ai loro interessi», ha detto don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, introducendo i lavori di stamattina. Una constatazione che non si ferma ai nomi ma incide nella sostanza delle cose: «Nonostante la famiglia sia il principale ammortizzatore sociale di tante inadempienze dello Stato, a cominciare dall’assistenza agli anziani e alle persone con handicap, si scarica sui bilanci della famiglia il pesante costo della crisi economica», ha infatti aggiunto, ricordando poi che, come scriveva oggi su Il Corriere della sera Maurizio Ferrera , sono ormai tre milioni e mezzo le famiglie senza beni essenziali per condurre una vita dignitosa. Il direttore, pur lodandone l’azione anche a livello internazionale, non ha risparmiato critiche all’attuale governo riguardo alle politiche familiari: «Occorre un nuovo patto tra Stato e famiglia, fondato sulla fiducia e sulla considerazione che la famiglia ha un forte ruolo di coesione sociale», ha infine auspicato.
Luigi Bordoni, presidente di Centromarca (Foto Rossetti).
Gli hanno fatto eco Luigi Bordoni, presidente di Contromarca, e
Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari.
Il primo ha snocciolato alcuni dati: i consumi nel comparto alimentare e
di cura della casa e della persona sono diminuiti nel 2012 del 5%
rispetto al 2011. E se l’abbigliamento è sceso del 10%, per l’arredo
della casa e gli elettrodomestici c’è stato un vero e proprio crollo:
-20%. «Numeri che mostrano come lo “sbilancio” delle famiglie provoca
anche come conseguenza lo sbilancio delle aziende, anche agricole e
commerciali» ha detto Bordoni. «Una situazione che contrasta con i dati
di cronaca, che ci parlano di risorse che vanno negli sprechi, nella
corruzione, nei privilegi». Risultato? «La ribellione nella popolazione
sta aumentando». Belletti ha criticato il + 4% di pressione fiscale da
parte del governo Monti in un anno e anche alcuni provvedimenti della
legge di stabilità appena presentata: «L’aumento dell’Iva di un punto
percentuale annulla e supera il risparmio derivante dalla riduzione
dell’Irpef, oltretutto distribuita a pioggia senza tener conto dei
carichi familiari». Infine, una denuncia: «Questo governo ha ridotto lo
spazio di confronto con l’associazionismo e di questo ci dogliamo».
Nel
panel degli ospiti che ha parlato prima del ministro Riccardi anche due
imprenditori. Buone notizie da Giacomo Archi, ad di Henkel Italia,
multinazionale tedesca. «Le multinazionali hanno cambiato percezione
dell’Italia da quando c’è questo nuovo governo». Alberto Bauli,
presidente della nota azienda veronese, ha garantito che «i problemi
delle famiglie riguardano anche le aziende familiari come la nostra e il
95% di quelle alimentari, che sono di tipo familiare». Secondo
l’imprenditore vi sono indicatori preoccupanti per i prodotti
stagionali, come il panettone. «Se il ricchissimo tessuto industriale
italiano si sta lentamente sgretolando sia per motivi di passaggio
generazionale che per la congiuntura attuale», ha detto alla platea,
«abbiamo però grandi opportunità a causa dell’eccellenza italiana, molto
apprezzata all’estero».
Massimiliano Dona, delle organizzazione dei
consumatori, ha segnalato come sono molto calati i contenziosi degli
associati e sono aumentate invece le loro richieste di informazioni.
«Chiedono come risparmiare più che lamentarsi del piccolo imbroglio
dell’idraulico o della bolletta». Segno dei tempi. Infine Nando
Pagnoncelli dell’Ipsos, che ha presentato poche settimane fa una ricerca
sui giovani compiuta in collaborazione con l’Università Cattolica, ha
ricordato come un giovane su due fino ai 35 anni non esce di casa.
Questo fenomeno deprime ulteriormente il già basso tasso di fecondità
degli italiani , oggi pari a 1,3. «Molti pensano che il peggio deve
ancora arrivare e che solo nel 2016 vi sarà la ripresa: un effetto
psicologico che riduce i consumi».
Stefano Stimamiglio