25/01/2012
Il professor Francesco Dell'Oro
Francesco Dell’Oro è responsabile del Servizio orientamento
scolastico del Comune di Milano. Con i suoi collaboratoriincontra più di
15 mila studenti all’anno,di seconda e terza media, oltre a insegnanti e
genitori, anche in colloqui individuali. Oggi è molto soddisfatto. «Ho
appena incontrato una ragazzina diterza media che ha deciso di
iscriversi al liceo artistico. Ne parlava con assoluta convinzione,
sentivo che era appassionata. Fossero tutti così…».
– E invece?
«Purtroppo, questi ragazzi sono costretti a scegliere in un momento
delicato come quello dell’adolescenza. In genere, so di dire una cosa
banale, le ragazze sono più consapevoli dei maschi».
– Come avvengono i vostri incontri di orientamento?
«Intanto, cerchiamo di dare agli studenti e alle loro famiglie una
corretta informazione
sui vari indirizzi delle scuole superiori e sui diversi programmi. La
cosa più importante,
però, è quella di mandare a tutti messaggi rassicuranti».
– I ragazzi non vivono bene questa scelta?
«Sono molto preoccupati e indecisi. Sono adolescenti, lo ripeto, spesso
il linguaggio di noi adulti esercita su di loro una pressione indebita,
li mette in sofferenza. Dobbiamo cercare di presentare il momento della
scelta in modo positivo».
– Si spieghi meglio...
«Spesso si sentono dire: “Tu non puoi farequesto, tu non puoi fare
quest’altro”, che tradotto significa: i più bravi al liceo, i meno bravi
al tecnico e così via. Così si sentono stigmatizzati per quello che non
possono fare. Dobbiamo invece valorizzare le loro potenzialità, in modo
che diventino protagonisti della scelta. Dobbiamo rassicurarli, far
capire loro che le difficoltà che hanno incontrato nel percorso
scolastico possono essere superate o, perché no, trasformate in risorsa.
Che esistono non una ma tante intelligenze: un’intelligenza logica,
un’intelligenza pratica, un’intelligenza artistico musicale…».
– Quali sono i consigli che si sente di dare alle famiglie che devono
sostenere i ragazzi inquesto momento di scelta?
«Sono fondamentalmente tre suggerimenti. In primo luogo: aiutiamo i
ragazzi a scegliereuna scuola che non li mandi in sofferenza, ma che
permetta loro di vivere con serenità,anche se con impegno, gli anni
dell’adolescenza. Il secondo consiglio è quello di aiutarli a capire che
cosa li interessa davvero, che cosa li appassiona».
– Ha parlato di tre suggerimenti. E l’ultimo?
«È probabilmente il più prosaico, ma in quarant’anni di esperienza ho
constatato che è molto utile. Lo dico ai ragazzi, in ogni incontro. Se
scegliete un certo tipo di scuola, dovete anche capire che impegno
richiede. Ossia quante ore al giorno dovete stare seduti al tavolino sui
libri. A volte io chiedo: “Perché avete scelto una scuola dove dovete
affrontare il greco e il latino?”. I meno motivati scuotono la testa e
dicono: “Ci tocca”. Di fatto hanno scelto mamma e zia».
– Il vostro servizio si occupa anche dei ragazzi delle superiori che
hanno fatto una scelta sbagliata...
«È vero, sono le scuole a segnalare i giovaniin difficoltà e noi
cerchiamo di riagganciarli. Nei casi più difficili andiamo a parlare con
il preside e con il consiglio di classe».
– In questi casi consigliate di cambiare?
«Noi diciamo subito che non siamo un ufficio traslochi, non è questo il
nostro compito. In certi casi è bene che il ragazzo cambi indirizzo e
anche in fretta, ma molto spesso il suo disagio è frutto di un problema
di relazioni, è esistenziale più che scolastico. Allora bisogna cercare
di rimotivarlo».
– Lei sta sempre dalla parte dei ragazzi...
«A volte fanno arrabbiare, per alcuni di loro l’impegno scolastico è
veleno. Ma è altrettanto vero che vediamo troppe anime ferite, per non
dire devastate. Hanno bisogno di regolema, se non cerchiamo di
rafforzare la loro autostima, il messaggio non passa».
Simonetta Pagnotti
Orsola Vetri