Sad: non solo aiuti economici

Il mondo del Sostegno a distanza chiede visibilità. Sono più di un milione e mezzo gli italiani che donano ogni anno circa 300 euro per aiutare una situazione di povertà.

Un sostegno anche contro la distanza sociale

05/03/2013

«Non vedo perché dobbiamo impegnarci per aiutare altri bambini e famiglie in Africa, in Asia o in America Latina e poi ignorarli quando arrivano in Italia. Il Sad è la risposta a un bisogno, e se il bisogno è qui…». Alessandro Centanni è un volontario dell’associazione La piccola famiglia onlus, una realtà del riminese che ha progetti di sostegno a distanza attivi in diversi paesi del mondo ma anche, da qualche tempo, in Italia. «Nel nostro territorio è presente una forte presenza di immigrati cinesi», spiega Alessandro.

«Vivono una condizione di estrema difficoltà d’integrazione: i genitori non parlano l’italiano e si appoggiano ai propri figli per la mediazione con la realtà italiana. I bambini, a loro volta, parlano quasi solo l’italiano oppure quasi solo il cinese, a seconda che siano nati in Italia o in Cina. Si trovano molto soli, perché i genitori lavorano anche 15-18 ore al giorno e non hanno tempo di seguirli in nessun momento della vita domestica o scolastica».

Per sostenerli, a Savignano sul Rubicone è aperto da anni un Centro Italia Cina, che l’associazione ha recentemente “raddoppiato” anche a Rimini. «Ma è proprio sulle attività di doposcuola, ricreazione e cultura che stiamo gestendo a Savignano, con una quarantina di bambini dai 6 ai 17 anni, che abbiamo attivato una decina di sostegni a distanza». Una proposta non facile: «Sapevamo che sarebbe stato faticoso spiegare alle persone la necessità di attivare dei Sad in Italia, ma perché no? Se si cancella il concetto di distanza chilometrica per spostarlo su una distanza “sociale” e si lavora per accorciare questa distanza, credo che il Sad svolga esattamente la funzione per cui è nato. Inoltre, nell’ambito di questo progetto è più facile per un sostenitore, mantenendo la privacy dei bambini, passare a visitarci, vedere quello che facciamo e magari scoprire che diventare volontari e aiutare anche in altri modi è più facile di quello che sembra. La nuova frontiera del Sad è qui da noi!».

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