16/08/2012
I legislatori americani si pongono come
obiettivo la tutela del bene dei più piccoli:
che conseguenze avrà sulla vita dei
bambini una legge così? L’abbiamo
chiesto ad Angelica Arace, professore
associato di Psicologia dello sviluppo
e dell’educazione all’Università degli Studi
di Torino. «L’attuale complessità delle
forme familiari», spiega, «esige che si
valutino numerosi fattori: la struttura
familiare in sé, la qualità delle sue
relazioni, le variabili personali e di
contesto.
La complessità corre il rischio
di tradursi in criticità e frammentazione,
se l’organizzazione familiare rappresenta
più una risposta alle esigenze degli adulti
che un tentativo di garantire al bambino
un ambiente relazionale soddisfacente».
Viene da chiedersi se un provvedimento
così pensato permetta di tutelare il diritto
del minore ad avere una famiglia che si
occupi di lui, o se, piuttosto, esso vada
nella direzione di «garantire all’adulto
la possibilità di “reclamare”, sempre
e comunque, il diritto a un legame
genitoriale, con il pericolo di promuovere
forme di discontinuità, precarietà
e instabilità familiari in cui l’impegno
e la responsabilità genitoriali appaiono
diluiti e sfilacciati anziché condivisi
e rafforzati». Col rischio di minare
«il bisogno psicologico irrinunciabile
dei bambini di sviluppare costanti
relazioni di accudimento».
Simone Bruno