09/06/2010
Ray Bradbury l’aveva soltanto immaginato. Nel suo romanzo Fahreneit 451 (1951) raccontava di una società senza più libri, bruciati da un apposito corpo di vigili del fuoco, dove leggere era un reato. A salvare millenni di cultura ci pensarono però gli uomini-libro, imparando a memoria i testi dei romanzi destinati al rogo.
Suggestioni della letteratura. A realizzare il sogno di Bradbury ci ha pensato però due anni fa lo spagnolo Antonio Rodriguez Menendez, fondatore del progetto delle persone-libro. Poi Menendez è stato invitato in Italia, a Roma, da Sandra Giuliani, che di mestiere fa l’editrice. «Da quel momento, dopo aver fatto uno stage intensivo insieme a lui, abbiamo cominciato e non abbiamo smesso più», chiosa soddisfatta Giuliani, fondatrice da noi delle persone-libro.
Passo indietro: ma cosa fanno esattamente queste persone? Vanno in giro da un luogo all’altro per recitare, dopo averli imparati a memoria, i libri che amano, «che ci sono capitati nella vita», dice Giuliani, «e che dopo averli letti li amiamo a tal punto da impararli a memoria e donarli agli altri».
Il gruppo si ritrova ogni mercoledì da Libermente, piccola libreria di Roma, per allenarsi. Le loro performance, invece, avvengono nei luoghi più insoliti: riserve naturali, fattorie, vivai, parchi pubblici. Ma anche nelle scuole. «Una volta abbiamo letto dei libri in una sartoria di Roma, in mezzo a ferri da stiro e chiusure lampo», ricorda Giuliani, «ad ascoltarci c’erano tantissime persone. Molte si fermavano anche fuori, sul marciapiede». Unica regola: evitare quei luoghi dove i libri ci sono già, tipo le biblioteche.
Più che di persone-libro, però, sarebbe più corretto parlare di donne-libro. «Proprio così», conferma la fondatrice, «siamo 24 donne e soltanto tre uomini, che peraltro vengono ai nostri incontri saltuariamente». Sul perché di questa prevalenza rosa Giuliani un’idea se l’è fatta: «Per l’uomo è più difficile abbandonare il proprio protagonismo e quando racconta un libro imposta la voce per essere applaudito», spiega, «la nostra filosofia invece è diversa: noi non recitiamo ma lavoriamo sulla spontaneità e la naturalezza della voce. Non è uno spettacolo ma cerchiamo di trasmettere a chi ci ascolta l’emozione che quel libro ha suscitato in noi. È il testo il vero protagonista, non chi lo recita. Per questo motivo gli applausi sono banditi». Nessun piglio da attore, dunque, la regola principale è quella di personalizzare il libro esaltando la colloquialità, facendolo vibrare d’emozione. «Come se stessimo tutti insieme attorno al fuoco per ascoltarci a vicenda», dice Giuliani.
Tanti i libri portati in giro per un’agenda già piena fino a Natale. Un repertorio di oltre 120 titoli che spazia dagli Ossi di Seppia di Montale a Cesare Pavese, da Pessoa al Manifesto della cucina futurista di Marinetti, da Calvino all’autobiografia di Einstein fino a testi di nicchia pubblicati da piccole case editrici. C’è anche la Costituzione italiana e alcuni testi di cantautori come Ivano Fossati e Francesco Guccini.
Non tutto, per fortuna, finisce con la recita. «Al contrario», precisa Giuliani, «le persone che ci ascoltano si appassionano e in molti casi decidono di comprare il libro che hanno appena sentito. I libri che diciamo ce li portiamo dietro per venderli, visto che nel progetto ho coinvolto oltre alla mia casa editrice anche altri piccoli editori. L’obiettivo finale infatti è proprio quello di appassionare e invogliare alla lettura».
Molto variegato il gruppo: ci sono vivaiste, pensionate, una donna iraniana che parla perfettamente italiano, molte studentesse, giornaliste e anche un vigile urbano.
Il libro preferito dalla fondatrice è L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, una scrittrice catanese che lavorò anche nel teatro con registi come Luchino Visconti e Alessandro Blasetti. «È il testo con cui mi identifico di più», chiosa.
Dossier a cura di Antonio Sanfrancesco