Dossier luna, lo stop di Obama

Il presidente degli Stati Uniti dà l'addio ai sogni spaziali, almeno nell'immediato.

Viaggio su Marte in 80 giorni

15/04/2010
L'uomo su Marte in un'immagine realizzata al computer.
L'uomo su Marte in un'immagine realizzata al computer.

Dopo la recente scoperta di ghiaccio nelle regioni polari, la Luna è tornata in primo piano. Ma se gli scienziati dovessero fate la hit-parade dei corpi celesti che vorrebbero visitare, al primo posto ci sarebbe Marte. Il perché è presto detto: il pianeta che oggi appare deserto, freddo e inospitale, con un’atmosfera rarefatta e irrespirabile, un tempo era ricco di fiumi e di laghi. Con l’atmosfera più densa e temperature miti, capace di ospitare la vita. Anzi, secondo alcuni forme primordiali di vita si sarebbero davvero sviluppate e avrebbero lasciato traccia in un meteorite di origine marziana scoperto nel 1984 in  Antartide e classificato dalla Nasa come ALH84001.

Quello che sappiamo oggi su Marte lo dobbiamo soprattutto alle sonde inviate in orbita attorno al pianeta o che sono scese sulla sua superficie. Missioni dal costo relativamente contenuto, ma dai risultati scientifici straordinari. I robot, però, non possono sostituirsi all’uomo e l’esplorazione umana del pianeta rimane “l’obiettivo più importante”, come spiega Simonetta Di Pippo, astrofisica e responsabile voli umani dell’Agenzia Spaziale Europea. Inviare astronauti su Marte, tuttavia, è estremamente complesso. Qualche numero: la Luna dista da noi 380 mila chilometri, che le capsule Apollo percorrevano in tre giorni. Marte è lontano dalla Terra dai 56 ai 100 milioni di chilometri. Un viaggio, con la tecnologia attuale, richiederebbe otto mesi per andare e altrettanti per tornare indietro. Per simulare una missione sul pianeta, sei volontari, quattro russi e due europei (uno è italiano) stanno per essere rinchiusi in un simulacro di astronave in un laboratorio vicino a Mosca. Vi resteranno 520 giorni. Le comunicazioni saranno “differite” sino a un massimo di 20 minuti per riprodurre il tempo necessario ai segnali radio per viaggiare nello spazio.

Un test durissimo per i nervi delle cavie umane, ma andare su Marte è ancora un’altra cosa. Basti pensare al problema dei viveri e delle scorte d’ossigeno. E agli effetti sul corpo umano di una lunga permanenza nello spazio, con tutti i rischi legati non solo l’isolamento, ma anche all’assenza di peso, alle radiazioni, alla lontananza. Sulla stazione internazionale gli equipaggi trascorrono periodi di tre – sei mesi in orbita e questo permette, fra l’altro, di studiare l’adattamento del corpo all’ambiente. Il record di permanenza nello spazio è del cosmonauta russo Valery Polyakov: 438 giorni sulla Mir. Ciò che preoccupa non sono gli effetti permanenti di una missione di anno e mezzo, ma le condizioni psicofisiche nelle quali gli astronauti, dopo otto mesi di viaggio, si troverebbero ad affrontare la fase più delicata: la discesa su Marte e la sua esplorazione.

Per questo la Nasa sta puntando su nuovi sistemi di propulsione. Negli anni ’60 si era pensato di utilizzare l’energia nucleare per far espandere ad altissima temperatura dell’idrogeno liquido e sfruttarne la spinta propulsiva. Oggi si guarda con particolare interesse al motore a ioni. I comuni razzi che impiegano propellenti chimici forniscono una spinta considerevole, ma per pochi minuti, durante i quali bruciano enormi quantità di carburante. Nel motore a ioni, già sperimentato sulla sonda lunare europea Smart-1, un gas viene accelerato da un campo elettromagnetico. La spinta è modesta, però il motore può funzionare per lunghi periodi, accelerando la navicella spaziale a velocità molto più elevate rispetto ai razzi tradizionali.

Utilizzando la propulsione a ioni, il viaggio verso Marte potrebbe durare meno di 40 giorni, a patto, però, di disporre di una fonte d’energia capace di produrre 200 megawatt. Troppo per i pannelli solari. La soluzione potrebbe essere un reattore nucleare sufficientemente leggero da poter essere lanciato nello spazio. Che, però, ancora non esiste. Realizzarlo sarà come avere il biglietto per il Pianeta Rosso.                                                                                                                                                
                                                                                                       Giancarlo Riolfo

a cura di Pino Pignatta
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