04/12/2011
Boris Nemtsov durante uno dei tanti arresti che ha subito.
“Sempre più persone sono convinte che quello sia un partito
di ladri e farabutti. La gente sa che Russia Unita è l'unione tra l'apparato
burocratico malavitoso e gli uomini d'affari che vi si sono avvicinati. Ormai
la maggior parte dei russi non crede più alle loro promesse”. Parola di Boris
Nemtsov, vice premier nel governo Eltsin e ora leader di Parnas, il partito
liberale di opposizione escluso dalle elezioni parlamentari russe con il
pretesto di irregolarità formali al momento della registrazione.
Più volte
arrestato durante manifestazioni anti-governative, Nemtsov è uno dei politici
più critici nei confronti di Russia Unita e del suo leader, Vladimir Putin.
Forse anche perché fu proprio Putin a sottrargli a sorpresa il ruolo di
successore di Eltsin. Fatto sta che nelle elezioni della Duma, la Camera bassa
del Parlamento, l'ex agente del Kgb rischia di vincere senza stravincere. Cioè
senza ottenere, come invece è avvenuto in passato, i due terzi dei seggi,
proporzione necessaria per apportare modifiche alla Costituzione. Sarebbe il
segno di un declino di popolarità emerso in maniera chiara pochi giorni fa,
quando durante una competizione di arti marziali il pubblico ha accolto Putin
con una bordata di fischi che hanno fatto il giro della rete.
- Signor Nemtsov, lei ha detto più volte ultimamente che la
maggior parte dei russi non crede più alle promesse di Putin. A quali promesse
si riferisce?
"Ad esempio a quella di un centro turistico nel Caucaso
Settentrionale per il 2017: il centro turistico è diventato la tana dei
terroristi. Oppure quella di far entrare la Russia nella triade dei
principali Paesi del mondo, mentre stiamo diventando una nazione priva di
diritti, sempre più corrotta e dipendente dalle materie prime".
- Lei ha definito queste elezioni una truffa organizzata,
una falsificazione. Su che basi lo afferma?
"Prendiamo ad esempio le elezioni amministrative che si sono
svolte ad aprile. In quel caso, come al solito, ci sono state falsificazioni,
l'opposizione non è stata ammessa alle elezioni, alcuni candidati perfettamente
in regola non sono stati ammessi. Proprio come questa volta. Non c'è niente di
nuovo: la censura continua e i candidati indipendenti non hanno accesso alle
trasmissioni televisive e radiofoniche".
- Censura, corruzione, elezioni pilotate: sono alcuni dei
motivi che hanno portato il mondo arabo a rivoltarsi contro i vecchi regimi.
Eppure la Russia sembra immune da tutto ciò.
"Le rivolte del mondo arabo sono legate ad una serie di
fattori. Quello principale è che si tratta di pluridecennali dittature di tiranni
corrotti, mentre quella di Putin dura “solo” da 11 anni. Una seconda differenza
è che la situazione demografica nel mondo arabo è molto diversa da quella
russa. Nei Paesi arabi i giovani costituiscono la maggioranza della popolazione,
mentre in Russia sono gli anziani la maggioranza. Una terza differenza è che la
Russia è il maggior produttore di petrolio. Dato che il petrolio ha vissuto una
congiuntura favorevole, il Governo, nonostante la corruzione che è una volta e
mezzo quella egiziana, ha avuto la possibilità di colmare le lacune del bilancio e di
abbassare il livello delle proteste con elemosine e riaggiustamenti di stipendi
e di pensioni".
- Quindi secondo lei Putin e Medvedev continueranno a
governare la Russia anche nei prossimi anni?
"Non credo. Il calo della fiducia in Putin e Medvedev è
diventato un trend evidente: è diminuita del 10% in dieci anni. La tendenza a
cui assistiamo è la stessa del mondo arabo, anche se da noi i tempi saranno più
lunghi. Credo che il Governo si aggrapperà alle sue poltrone a qualsiasi costo
e bisogna prepararsi a una maratona".
Stefano Vergine