Dossier Irak - Tarek Aziz... a morte!

L'ex braccio destra di Saddam condannato alla pena capitale. L'intervento del Vaticano, le reazioni nel mondo. I cristiani iracheni: parla monsignor Sleiman.

Il patibolo come spettacolo

26/10/2010
L'esecuzione di Saddam Hussein alla fine del 2006.
L'esecuzione di Saddam Hussein alla fine del 2006.

Si può detestare Tarek Aziz e il suo ruolo politico di "faccia pulita" del regime di Saddam Hussein. Si può persino volerlo morto o approvare la pena di morte che nell'Irak di oggi è frequente quanto lo era nell'Irak di Saddam. Ma non si può non capire che questa pena capitale è stata decisa, oggi, soprattutto per buttare fumo negli occhi degli iracheni.

     Da più di sette mesi l'Irak aspetta il nuovo Governo, che non si forma perché la maggioranza uscente, sconfitta seppur di poco alle elezioni di marzo, non vul cedere il campo e quella entrante non ha la forza per occuparlo. In più di sette mesi il Parlamento iracheno si è riunito una sola volta, qualche giorno dopo il voto, tanto che la Corte Costituzionale, con una decisione senza precedenti, è intervenuta per intimare ai parlamentari di tornare al lavoro.

     Nel Paese in cui per tutto il 2009 gli Stati Uniti hanno investito 7,3 miliardi di dollari al mese, in cui il 25% dei bambini soffre di malnutrizione cronica, in cui la disponibilità di corrente elettrica è di 5 ore al giorno per casa in media e in cui solo il 40% delle abitazioni è collegato alle fognature, ecco, in un Paese come questo è diventato essenziale mettere a morte Tarek Aziz. L'ex ministro degli Esteri (1983-1991) ed ex vice primo ministro (1979-2003) di Saddam, detenuto dal 2003 nella prigione americana di Camp Cropper a Baghdad, non è alla sua prima condanna: nel marzo 2009 gli sono stati inflitti 15 anni di prigione per crimini contro l'umanità, e altri 7 anni li ha avuti nell'agosto del 2009 per il ruolo avuto nella deportazione dei curdi. All'età di 74 ani, la sua unica prospettiva è il carcere a vita. Non abbastanza spettacolare, forse, per il non-Governo attuale dell'Irak.

Alberto Bobbio e Fulvio Scaglione
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